C'è da supporre che quarant'anni fa nessuno, tra i blasonati ricercatori del World Wide Web e tra la gente comune, potesse avvertire l'odore di tanta esclusione. Hanno tessuto per noi "la Rete": un lavoro di cesello, un sistema fatto di linee parallele in cui nascondersi e non parlare, sempre sul confine di tutto, sempre al lato, sempre in bilico, sempre contro e mai dentro la vita. Quella vera. Simone Finotti ha ragione: «Il mondo oggi tende a lasciarci soli».
Sulla scorta del successo incassato al Teatro Ponchielli pochi mesi fa, il regista pontino torna a setacciare gli spazi dell'emozione "ai tempi dei social". E lo fa impiegando i mezzi che gli sono più familiari, due spettacoli, in programma per sabato alle ore 21 al Teatro Moderno di Latina: "Contro", con gli attori della InCompany, e "Zero", con la Splatters Company; più un terzo che andrà in scena domenica, ore 18, all'Auditorium "Costa" di Sezze: "Se loro …" con Samantha Centra e Pierluigi Polisena.
Volendo azzardare un titolo d'insieme, potremmo parlare di una "Trilogia dell'incomunicabilità", compattata nello spirito - e negli intenti - di una velata glorificazione degli individui più deboli. "Contro" e "Zero" in particolare sono due momenti dello stesso progetto, nato in seno all'Acting Lab della scuola d'arte Non Solo Danza: inizialmente saranno dodici attori a riempire la scena, divisi in base alle storie narrate e presenti soltanto nel proprio ritaglio di esistenza, ciascuno pronto a vivere il suo problema in assoluta autonomia. Nella seconda parte si esprimono le istanze di una giovinezza "borderline", con la sua inguaribile dipendenza dalla tecnologia, eppure con l'amara consapevolezza di quanto malato sia questo modo - incerto, nervoso, artificiale - di approcciarsi alla vita; si troveranno sul tetto di un palazzo a decidere se farla finita insieme o continuare a "morire" dentro ogni giorno. In parte slegato dai precedenti lavori, "Se loro..." racconta le vicende troppo note di un uomo e una donna capaci di distruggersi l'un l'altra in un asfissiante rimpallo di colpe, insulti, dolori, che ha già imboccato la strada della tragedia. «Si combatte per le piccole cose - ha riflettuto Finotti -. Partiamo da un cellulare, da un pc e ne facciamo problemi giganteschi, produciamo fratture insanabili. È questo che fa l'avanzare del tempo: il progresso ci aiuta ad entrare in contatto con l'esterno, eppure finisce per dividere l'interno rendendoci terribilmente soli. Allora bisogna correre, agire subito e impegnarsi a vivere coi tempi che la società oggi ci impone, perché difficilmente qualcuno aiuta chi resta in fondo alla fila».
L'azione scenica diviene, in tal senso, strumento di un'arte che avalla e nobilita lo status di "ultimi", declinando in tutte le forme possibili il disagio che avvinghia l'uomo nuovo, connesso con il mondo ed estraniato da se stesso. Risulterebbe più facile, secondo Finotti (ma è una dura verità), far passare questi concetti attraverso il web: «Il palcoscenico non sarà mai un mezzo di comunicazione di massa. È uno spazio per i pochi che hanno la voglia e il tempo di concedersi alle sue verità, una scelta della minoranza; motivo per cui in Italia la cultura soffre, mentre la tecnologia sale alla ribalta. Per noi che operiamo dietro le quinte, lasciare che siano i meccanismi della scena a veicolare una riflessione di questo tipo è un po' come regalare a un bambino i giocattoli di una volta, sempre cercando di valorizzare le passioni dei nostri ragazzi. Unire le loro vite, e poi chiuderci in una bolla senza pensare ad altro».
Per ulteriori informazioni: 3280559096, 3711781728.
Finotti e Acting Lab: il teatro degli ultimi da "Zero" a "Contro"
Latina - Doppio spettacolo sabato al Moderno di Latina. Domenica appuntamento all'Auditorium di Sezze con “Se loro...”