Cerca

Il fatto

Ninfa guarda al futuro: completati i lavori per sostenibilità e innovazione

Concluso il progetto da 2 milioni di euro finanziato con il PNRR: restaurato l’Hortus Conclusus, riattivata la centrale idroelettrica e introdotti sistemi intelligenti di irrigazione e monitoraggio ambientale

«Oggi prende il via il prossimo secolo del Giardino e della Città di Ninfa». Con queste parole, il presidente della Fondazione Roffredo Caetani, Massimo Amodio, ha accolto ieri i tanti presenti ad una cerimonia molto importante per il territorio, un evento che se da una parte segna la conclusione di qualcosa, dall’altra apre a nuovi scenari e progetti. Infatti, nella giornata di ieri, sono stati ufficialmente presentati i risultati ottenuti dai lavori conclusi presso il Monumento naturale, interventi relativi al progetto “Il Giardino di Ninfa: dalla memoria del passato alla nuova resilienza e sostenibilità”, realizzati con un investimento di 2 milioni di euro a valere sul Pnrr e a cui la Fondazione a partecipato con una quota di circa 200mila euro. Un progetto ambizioso, di cui si è parlato a lungo, che si è classificato secondo su un totale di 1.181 partecipanti a livello nazionale e che ha interessato le aree comprese tra il viale di accesso all’ex municipio di Ninfa e la riva meridionale del lago, con particolare riferimento all’Hortus Concousus e alla vecchia centrale idroelettrica con i relativi spazi in prossimità dell’antico mulino.


Due anni intensi e «faticosi», come spiega Amodio, ventiquattro mesi in cui i cantieri hanno “sostato” lungo l’area e che oggi, una volta rimosse le transenne, danno alla luce la Ninfa di sempre, ma anche una Ninfa nuova. Anzi, per essere più precisi, una Ninfa “riscoperta”.


Il cuore del progetto risiede nella volontà di coniugare la secolare storia (e bellezza) di Ninfa con una visione contemporanea di sostenibilità, innovazione e tutela ambientale. «Non si è trattato solo di conservare, ma di immaginare un futuro per Ninfa, partendo da ciò che la rende unica: l’equilibrio straordinario tra natura, storia e ingegno umano. Un equilibrio che trova da sempre nella risorsa idrica la sua linfa vitale».


Si parte quindi dall’Hortus Conclusus, il “giardino nel Giardino”, un’area rinascimentale recuperata e che fino ad oggi non è stata accessibile al pubblico. «Qui, tra le mura medievali a ridosso del Castello, è stato attuato un articolato intervento di restauro botanico con l’inserimento di pregiate specie rinascimentali e di restauro conservativo architettonico e scultoreo, volto a restituire splendore ad uno degli angoli più suggestivi e intimi dell’intero Monumento Naturale». In tale contesto, è stato introdotto anche un innovativo impianto di irrigazione con sensori capaci di regolare l’apporto idrico in base alle esigenze specifiche di ogni tipologia di pianta.


Poi c’è la centrale idroelettrica, oggi restituita al pubblico «non solo come testimonianza di archeologia industriale, ma anche come simbolo di rinascita». Qui è possibile ammirare la storica turbina Voith acquistata da Gelasio Caetani a fine dell’Ottocento, restaurata e oggetto di un’operazione di musealizzazione. Nel contempo, l’edificio è stato adeguato per ospitare un nuovo impianto idroelettrico in un’ottica di efficientamento energetico e gestione intelligente delle risorse.
I lavori hanno interessato anche un sistema di monitoraggio idrico avanzato, basato su sensori ambientali che possono rilevare in tempo reale l’andamento della falda ed eventuali alterazioni nella qualità delle acque del lago e del fiume.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione