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Il commento

Reti di Giustizia: «Il radicamento mafioso sul territorio di Aprilia è evidente»

Sentenza Gangemi, il commento dell'associazione: «E pensare che nel 2019 inizialmente il Comune di Aprilia non voleva costitursi parte civile»

Arrivano i primi commenti sulla sentenza del Tribunale di Velletri che ha condannato Gianpiero Gangemi, Patrizio Forniti e Mirko Morgani (con pena sospesa), riconoscendo l'aggravante del metodo mafioso nelle azioni criminose (attentati, estorsione ed azioni intimidatorie) perpetrate dagli stessi a danno di due imprenditori di Torvajanica e Aprilia (eseguiti da Forniti e Morgani). Una sentenza di primo grado che ha permesso al collegio di riconoscere il diritto al risarcimento per i danni di immagine subiti dai Comuni di Aprilia e Pomezia, costituitisi parte civili; un pronunciamento che arriva dopo la condanna a carico di Sergio Gangemi del 2022.
Per questo l'associazione Reti di Giustizia-Il Sociale contro la mafie mostra soddisfazione per la decisione del collegio, ricordando che furono proprio loro a sollecitare nel 2019 la costituzione in giudizio del Comune di Aprilia. «Questa pronuncia è l'ennesima conferma di ciò che cerchiamo - afferma l'associazione - di comunicare instancabilmente da anni, ossia che nel nostro territorio sono radicate organizzazioni mafiose (i Gangemi, ad esempio, sono ritenuti dalla Direzione Nazionale Antimafia come vicini all‘ndrina dei De Stefano) e che il clima di sottovalutazione e indifferenza (in primis da parte della politica locale) che le circonda concorre al loro sviluppo e alla diffusione del pensiero mafioso».
Reti di Giustizia ricorda inoltre come la vicenda nel 2019 venne sottovalutata dall'Amministrazione comunale di Aprilia (guidata dall'allora sindaco Antonio Terra), che in un primo momento mostrò contrarietà e titubanza alla costituzione di parte civile, salvo poi ravvedersi in corso d'opera e dopo diverse sollecitazioni. «Fu proprio la sottovalutazione del fenomeno (indice, se non altro, di incapacità politica e di un concetto di legalità superficiale e di pura immagine) a portare la Commissione Affari Generali del Comune di Aprilia il 18 luglio 2019 a non aderire, con manifestazioni di espressa contrarietà da parte di alcuni e titubanze e silenzi da parte di altri, alla richiesta protocollata dalla nostra associazione il 24 giugno 2019. Noi continuammo - spiegano - a chiedere pubblicamente all'allora Giunta di costituirsi parte civile e, in caso contrario, di assumersene la responsabilità politica e sociale di fronte alla collettività. Solo nel successivo ottobre, a ridosso dell'udienza dibattimentale, l'Amministrazione mutò la propria decisione e seguendo l'esempio del Comune di Pomezia, si costituì parte civile. E oggi giunge un'ulteriore conferma circa il radicamento delle mafie nel nostro territorio e il danno che ciò reca alla comunità».
E per questo Reti di Giustizia ritiene importante evidenziare il percorso per arrivare alla costituzione. «Ricordare come si è arrivati a questa pronuncia, però, è fondamentale per dare sostanza alla responsabilità politica e sociale che grava - conclude - su chi rappresenta le istituzioni locali e che, sovente, pronuncia la parola "legalità" senza sentirla davvero, svuotandola di ogni suo significato e della sua portata potenzialmente trasformativa della realtà e della vita di ognuno di noi».

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