Cronaca
02.05.2025 - 11:00
Quando si ottengono delle misure cautelari meno afflittive della detenzione in carcere, si devono rispettare una serie di precise disposizioni. Una delle quali è il divieto di avere contatti con determinati soggetti, magari indagati insieme al destinatario della misura, ma anche altre persone non espressamente indicate. D’altronde gli arresti domiciliari sono a tutti gli effetti una misura detentiva e non è certo possibile, ad esempio, avere incontri a tutte le ore, ospiti a casa. Poi capita che per diversi motivi, alla misura cautelare più lieve, si affianchino altri permessi come quelli per recarsi sul luogo di lavoro, per effettuare una serie di servizi o anche usufruire di prestazioni mediche. Tutte attività che devono essere naturalmente pre-autorizzate.
Ed avevano ottenuto dall’autorità giudiziaria gli arresti domiciliari due soggetti indagati nelle due recentissime operazioni coordinate dalla Dda di Roma, Antonio Fusco di Latina detto “Zi’ Marcello” e Andrea Sultan Mohamed di Aprilia, legato da parentela con il boss in fuga Patrizio Forniti. Due soggetti finiti nella prima operazione “Assedio” quella che ha portato a 25 ordinanze di custodia, una delle quali indirizzata anche al sindaco di Aprilia Lanfranco Principi, e in “Assedio 2”. Due attività di indagine strettamente correlate in cui peraltro i nomi degli indagati si sovrappongono visto che nella seconda operazione le otto ordinanze sono state emesse a carico d i Luca De Luca, Marco Antolini e Luigi Morra. E poi Patrizio Forniti (52 anni) e latitante essendo riuscito a sfuggire alla cattura con la moglie già lo scorso luglio; Antonio Morra e Nabil Salami (36 anni); Giuseppe Carannante (61 anni) e Andrea Sultan Mohamed (39 anni).
A loro, indagati nella seconda inchiesta vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione a delinquere di tipo mafioso e concorso nei reati di estorsione, usura, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di imprese, partecipazioni o cariche sociali. La prima inchiesta invece, prevedeva anche il coinvolgimento presunto del sindaco di Aprilia, indicato come il referente politico dell’associazione per delinquere, che si sarebbe speso non solo per garantire favori, ma anche per cercare di evitare che l’amministrazione (nel periodo in cui Principi era vice sindaco di Antonio Terra) si costituisse parte civile nel processo a carico dei fratelli Gangemi e di Patrizio Forniti.
Ai due soggetti finiti nelle scorse ore in carcere per la violazione degli obblighi connessi con la misura cautelare ottenuta, si contesta in un caso l’essere stato trovato in un luogo diverso da quello che era autorizzato a raggiungere lasciando i domiciliari, l’altro invece è stato sorpreso a parlare nel giardino della sua abitazione, con soggetti diversi da quelli con cui era autorizzato ad avere contatti.
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