L'incontro
11.12.2025 - 20:00
«Non bisogna cedere alla rassegnazione, né indugiare nell’indignazione ma trasformare l’indignazione in impegno». Con queste parole il presidente di Libera, Don Luigi Ciotti, ha spronato la cittadinanza di Aprilia ad andare avanti dopo l’operazione Assedio del luglio 2024 e lo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa arrivato ad aprile 2025. Davanti a centinaia di persone, che hanno riempito la chiesa dello Spirito Santo di via Francia, il fondatore dell’associazione che da decenni si batte contro le mafie ha voluto lanciare un invito di speranza a una comunità ancora scossa per quanto accaduto in città nell’ultimo anno e mezzo. «Non dobbiamo perdere il coraggio della nostra identità, guardiamoci dentro, solo così possiamo trovare la forza - ha affermato - e la capacità di guardare lontano. Inoltre dobbiamo contrastare l’indifferenza, che è un grande ostacolo al cambiamento. E non possiamo essere cittadini a intermittenza, a seconda dei momenti. Tocca a noi essere sempre anime pensanti e desideranti, desiderose del cambiamento». Nel suo discorso ha poi ricordato la nascita di Libera («un’associazione di associazioni, oggi attiva in tutta Europa e in Sud America»), il rapporto con Giovanni Falcone e con Papa Francesco, ma a strappare un sentito applauso a tutta la platea è stato l’omaggio che Don Ciotti ha fatto al comandante del reparto territoriale dei Carabinieri di Aprilia Gianluca Piccione (seduto in prima fila ad ascoltarlo) ricordando il padre. «Non posso dimenticare - ha detto - che tuo padre è stato ucciso dalla mafia».
Nel corso dell’iniziativa, organizzata da Libera e dal Vicariato territoriale di Aprilia, sono intervenuti il Commissario straordinario del Comune di Aprilia Vincenza Filippi, il responsabile diocesano per i rapporti con Libera Giovanni Francesco Piccinno e il Vescovo di Albano, Vincenzo Viva, che ha spiegato il senso di questa giornata invitando la cittadinanza a trovare nuovo slancio in questo momento difficile per la comunità. «Lo scioglimento del Comune per infiltrazione mafiosa è stato certamente una notizia brutta perché segnala un degrado, che qualcosa non andava bene. D’altro canto ho anche pensato - ha spiegato il vescovo Viva - che potesse essere un’occasione per una presa di coscienza, per una rigenerazione del territorio. Perciò ho sentito il bisogno di invitare tutti, dalle parrocchie alle associazioni, a fare un esame di coscienza. A interrogarci sulle cause che hanno portato a questo scioglimento, perché è molto facile puntare il dito contro i politici, scaricandoci in questo modo da una nostra responsabilità civile che è indiretta. Siamo qui stasera, in un quartiere difficile dal punto di vista sociale, perché vogliamo essere accanto alla nostra gente, per ribadire che la città appartiene alla buona e brava gente di Aprilia, non dobbiamo lasciare spazio a chi vuole prendersi questo territorio e togliere libertà e dignità a chi vive in questa città».
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