Il cammino non è breve. Il rumore dei sassi sotto i piedi, le voci di tante persone che diventano compagne di strada, raggiungere l'Eremo di San Michele Arcangelo è un'esperienza che davvero lascia il segno. La festa è stata celebrata ieri, 19 giugno e un fiume di persone raggiunto prima la Cima del Redentore e poi l'Eremo di San Michele Arcangelo, siamo sul Monte Altino. Centinaia di fedeli hanno raggiunto l'antica chiesa edificata nell' 830 che improvvisamente compare dopo essere scesi per un sentiero di rocce costellato di fiori di montagna. La fede è palpabile, nei gesti delle persone si legge quella che non è semplicemente una ricorrenza religiosa, ma parte della cultura di un luogo, un luogo vivo che racchiude una sua forza, un luogo sacro. 

La celebrazione è stata officiata da monsignor Fabio Bernardo d'Onorio poi l'apertura della Porta Santa. I fedeli a turno sono entrati nella chiesa tra le rocce, un grotta in cui zampilla acqua. Centinaia di persone hanno reso omaggio alle statue della Vergine con il Bambino e di San Michele Arcangelo, l'emozione è stata davvero molto forte. All'esterno venivano distribuiti come da tradizione pane e cagliata. Bambini, anziani, tante famiglie ma anche persone venute da altri Comuni del Lazio tutti accomunati dalla sensazione di avere preso parte, insieme, ad un momento eccezionale le cui sensazioni rimarranno impresse per sempre. Il cammino che ti porta a pensare, quei sentimenti che ti spingono a raggiungere un luogo come l'Eremo di San Michele Arcangelo sono un'esperienza importante. C'è la fede, c'è la storia di un territorio e di una comunità che di generazione in generazione ripercorre con forza quei passi che portano alla propria identità e ad una profonda religiosità.Â