Sabato sera è andato in onda il Nardi show. L’ex sindaco di Terracina, che si presenta con una sola lista civica, ha intrattenuto la platea del Grand Hotel Palace per oltre un’ora, passando dall’aneddoto alla realtà, dai sospetti sugli appalti nell’era Procaccini alla sua storia di professionista affermato che ha incontrato Donald Trump molto prima di Salvini insieme a due terracinesi.

Con una serie di fogli a fare da scaletta, si è sfogato dopo 3 anni di silenzio. Arrivato in ritardo, esordisce scusandosi, perché si era perso: «Ero andato al Traiano (dove in simultanea si presentava il forzista Corradini, ndr), c’era tanta gente ma poi ho visto che erano tutti candidati». Freddure così, a cui è abituato chi lo conosce. Critica le liste con le figlie dei politici, i candidati che parlano di terracinesità ma sono tutti di fuori. «Corradini è di Pontinia e vive a San Felice, Augusto Basile è di Monte San Biagio, Sciscione è di Priverno, Cetrone è di Sonnino. Ma tutti a Terracina vengono?». Su Procaccini e Corradini picchia duro: «La sfiducia è come una condanna a morte, non puoi ripresentarti, io ho provato a farglielo capire. Ma niente. L’hanno fatto per farsi la guerra tra di loro, l’uno, potentissimo che si è fatto mettere in minoranza, l’altro con la sua corte dei miracoli che piagnucola il giorno della vergogna». Quando invece «se c’è il treno, se c’è un ospedale con l’università, se abbiamo gli asili nido e i servizi sociali lo dobbiamo a due miei ex assessori che voglio ricordare, Gianni Isabella e Angela Zegarelli».

Nel Nardi pensiero l’avversario più temibile è Salvatore Cerbo. «I partiti non esistono più, ci sono solo comitive di amici allo sbando». A sinistra Alessandro Di Tommaso «nessuno si è accorto che era in Consiglio». A destra Corradini «non lo conosce nessuno», e Procaccini «sindaco sfiduciato come accade decine di volte in tutta Italia, che fa denunce alla procura».

Capitolo appalti: quello del Tempio di Giove, affidato alla società di un imprenditore chiacchierato, «e in Consiglio nessuno dice nulla». Le spiagge comunali «che avevamo creato per le persone bisognose, le hanno date ai privati e una è gestita oggi da una persona con un parente candidato con una lista di Procaccini». L’area del Molo «in cui abbiamo fatto tanti eventi internazionali, Nicola la voleva dare a un suo amico imprenditore nautico». E poi i rifiuti. Primo, la Terracina Ambiente non doveva fallire. «Aveva 2 milioni di euro sul conto ma al tribunale di Latina i fallimenti sono facili, abbiamo visto». Secondo, la storia dell’aggiudicazione alla Servizi Industriali, l’avvalimento finito male, «le strane mail tra dirigenti e un consulente dei rifiuti del nord», fino ai ricorsi e l’arrivo di De Vizia, grazie alla quale, aggiunge, «i rifiuti se li stanno prendendo gli spagnoli, si sono accomodati al centro di compostaggio». Ultimi sassolini dalla scarpa: il rapporto tra una centro di studi politici di cui è o era socio Procaccini e la Rida Ambiente, società di conferimento dei rifiuti; e la questione del dissesto. «Inventato. Lo hanno votato tutti i consiglieri che erano con me ma mai il mio dirigente era venuto a dirmi nulla. Ed era il dirigente che faceva i bilanci».

Con lui, ha concluso, le cose cambieranno a partire da dirigenti e avvocatura. Così la chiusura di un comizio che è stato un misto tra pura scena e sostanza. E spesso la prima non si è distinta dalla seconda.