Bandi regionali ed esternalizzazione del sistema di reclutamento regionale. Il commissario dell’Asl Giorgio Casati ha indicato in due punti la strategia per uscire dal pantano della carenza di personale che sfianca la sanità pontina. Tutta la sanità. «Non esiste un caso Terracina», ha detto ieri all’assemblea organizzata dal comitato pro ospedale nell’aula magna del Bianchini, «esiste un caso Asl di Latina». Macchina complessa, che non è stata gestita come si deve, che ha «buchi nell’offerta», purtroppo impantanata dalle leggi nazionali e costretta a raschiare le disponibilità di assunzioni su graduatorie del 2005, ormai inattuali. Ma, ha detto Casati, che ha parlato ad una platea piena di persone preoccupate da progressivo declassamento dell’offerta sanitaria terracinese, piani per uscire dall’impasse ci sono: «Nel mese di gennaio formalizzeremo l’esternalizzazione del servizio di reclutamento, che evidentemente così non funziona». Sarà un ente esterno a cercare personale. E ancora, sono in arrivo i bandi regionali per la stabilizzazione: «In parte per stabilizzare i precari, in parte per assumere nuove leve», ha continuato Casati. Con queste nuove liste, «chi rinuncerà all’incarico perde il diritto a stare in graduatoria».

Il comitato pro ospedale ha ribadito, da parte sua, le preoccupazioni di sempre. La Chirurgia, gli anestesisti che mancano, l’operazione Ortopedia che ancora brucia. Ma Casati ha ribadito: non c’era alcuna intenzione di cancellare Ortopedia, solo di ottimizzare le risorse. Tra i cittadini, ha parlato il dottor Pecchia, anestesista in pensione, testimone del progressivo declino delle risorse, del personale, della qualità del servizio.

L’unica consigliera regionale presente (Pino Simenone di FI e Enrico Forte del Pd hanno inviato lettere di sostegno al comitato, ma avevano altri impegni) è stata Gaia Pernarella del M5S, che ha puntato il dito contro la politicizzazione della sanità. «C’è solo da attuare un atto aziendale. Zingaretti si assuma la responsabilità». Il sindaco Nicola Procaccini è riuscito a strappare due informazioni a Casati. Intanto «non esistono linee guida regionali che cancellano il presidio centro». Procaccini ha chiesto poi se non vi sia un’assenza di coraggio nel mettere mano al nodo del “doppione” con Fondi. «C’è il problema ma non sarà un commissario a risolverlo e nemmeno la Regione. Sono i sindaci e le comunità che devono trovare una quadra».

Infine, l’assessore regionale al Welfare Rita Visini ha difeso il lavoro della giunta Zingaretti, smentendo Pernarella sul mancato rientro dal debito sanitario: «Ci metto la mano sul fuoco, avevamo 12 miliardi di debito, oggi mancano 160 milioni per chiudere». Visini ha fatto eco a Casati sulla necessità di organizzare una sanità dei territori, una presa in carico che eviti l’ospedalizzazione. «Il Lazio è legato a una sanità ospedaliera, ma deve diventare territoriale. Vi do un dato, al mio insediamento questo distretto non aveva speso 6,5 milioni di euro regionali per l’assistenza domiciliare. E questo - ha concluso - è inconcepibile».