E' stato portato come esempio di virtuosa gestione affidata ai privati mentre gli altri parchi tra chiusure, degrado e sporcizia segnavano il passo. Lâarea Chezzi, centralissimo giardino pubblico a due passi dalla Guardia di Finanza, sede di uffici pubblici (e, da poco, anche privati), col suo laghetto, le papere, i reperti archeologici fuori e dentro, sta di nuovo piombando nel degrado. Si vede a occhio nudo. Deiezioni canine nelle aiuole e sui viottoli, una pozza dâacqua stagna e sporca nei pressi di una pompa dellâacqua, lâerba che cresce, i lampioni rotti, nessun controllo.
Cosa sia accaduto non è chiaro, ma qualcosa non ha funzionato nel sistema portato in palmo di mano dallâamministrazione comunale di intesa tra pubblico e privato. La cooperativa âImmagineâ, che fin quando câè stata (per circa due anni) ha tenuto le cose in ordine, è andata via. Chissà  cosa lâha spinta a mollare. Una cosa è certa: lâassenza si vede. Alle 11 del mattino câè già sporcizia. Una busta di immondizia giace abbandonata, una coppietta fa petting fin troppo esplicito, un paio di ragazzi fumano una sigaretta seduti sulla spalliera di una panchina, due cani si rincorrono sul prato con i padroni a pochi passi. Una mattina ordinaria eppure lontana dai giorni in cui si immaginavano eventi, feste di compleanno, animazione, la collaborazione con Legambiente e il fumettista Riccardo Benvenuti, la pulizia, il decoro.Â
Chi vive il parco ci racconta che appena fa buio, senza alcun controllo, è tornata la paura. Di recente sembra che qualcuno sia stato pure scippato di un tablet. E poi, ogni tanto girano spinelli, prende piede il vandalismo, câè timore che diventi un luogo malsano, non certo per mamme e bambini. Chissà se il fiume di telecamere previsto per la città , toccherà anche lâarea Chezzi. Di certo ci sono degli uffici pubblici allâinterno, peraltro interessati spesso da furti in passato. Le segnalazioni della cooperativa sul malfunzionamento dei lampioni e le perdite dâacqua negli anni ci sono state, ma a parte qualche piccola attenzione, non è che sia cambiato granché. Una collaborazione, diciamo così, a senso unico. E in questo modo, anche chi ci prova a un certo punto molla: volontariato sì, ma fino a un certo punto. Come si sta dimostrando anche altrove, senza una regia chiara, tutto comincia e tutto finisce prima che si possano vedere i risultati.
Tra pensionamenti e la stampella precaria del volontariato
à un cane che si morde la coda, e continuerà a mordersela, la (mancata) gestione dellâenorme patrimonio pubblico di parchi e giardini in capo al Comune. Mentre si cercano anime pie in grado di custodire, gratis, aree verdi e palazzi, continua lâemorragia di personale pubblico, che va in pensione per raggiunti limiti di età . Sono cinque quelli che lasceranno il loro posto di lavoro entro il settembre prossimo. E siamo solo allâinizio dellâanno. Così, in assenza di custodi, uscieri, guardiani, lâente tenta lâaffidamento a organizzazioni esterne che, però, se non hanno le spalle larghe, non riescono a garantire la continuità . La cooperativa che ha gestito lâarea Chezzi non ha preso un soldo dal Comune per la cura del parco. Volontariato puro. Ma è mai possibile? La domanda è: perché lâassessorato allâAmbiente non sia dotato di un budget anche minimo per gestire i parchi, che sono spazi fondamentali per i cittadini? Perché si trovano i soldi per tutto, anche pochi, e per lâambiente no?