L'amore e la rabbia per una violenza inaudita hanno attraversato una città distratta dal passeggio domenicale. Giorno di festa e di riposo quello di domenica 10 gennaio, come quello del 26 dicembre scorso, quando la cittadina tranquilla è stata ferita da un omicidio, dovuto a futili motivi.
I famigliari e gli amici di Gino Bellomo, la vittima, hanno sfilato domenica nelle strade del centro per chiedere alla città di non dimenticare troppo presto. Di non girare la testa dall'altra parte. Forse anche di unirsi e partecipare al loro dolore. Richiesta solo parzialmente accolta.
Il corteo è partito da piazza Garibaldi, nel punto in cui Gino Bellomo è morto, e lì è tornato dopo aver percorso via Roma, attraversato piazza della Repubblica, sfilando davanti la chiesa del SS Salvatore per poi tornare nell'emiciclo e fermarsi di nuovo lì, dove Gino ha smesso di vivere.
Un silenzio dignitoso quello della madre, della sorella e dei due fratelli del ragazzo. Brasiliani di origine, ma terracinesi da sempre. Solo applausi, urla di amore e di rabbia, invocazioni al suo nome, rimasto impresso su uno striscione, sulle magliette, nei cuori dei partecipanti. Viene da chiedersi se è giusto aspettarsi di più dalla cittadinanza in termini di solidarietà a questa famiglia conosciuta, che ha avuto dei vicini di casa, dei compagni di scuola, tra tanti cittadini. Â