Gli eredi della famiglia Ravizza Garibaldi rinunciano a costruire sui terreni della tenuta di Carano. Durante la commissione Urbanistica a e Ambiente in programma martedì 25 ottobre verrà analizzata la richiesta dei proprietari, che chiedono un ritorno allo stato dei luoghi (zonizzazione agricola). Una richiesta già preannunciata da Costanza Buscaglione, figlia di Maria Stefania Ravizza Garibaldi (deceduta nel novembre 2015), per scacciare i dubbi rispetto alla possibilità di edificare sui terreni. Lâarea infatti è compresa nel piano particolareggiato conseguente allâapprovazione della variante di recupero dei nuclei abusivi. E nel piano, redatto dallâurbanista Paolo Berdini (attuale assessore allâUrbanistica del Comune di Roma), la zona di proprietà degli eredi Ravizza-Garibaldi viene individuata come area Cp, che prevede un 50% di terreno edificabile e lâaltro 50% da cedere al Comune di Aprilia per la realizzazione di servizi.
Con questo passaggio in commissione la famiglia chiede un ritorno allo stato dei luoghi, probabilmente per puntare a un progetto di più ampio respiro che permetta la valorizzazione sotto il profilo storico-turistico della tenuta fondata da Menotti Garibaldi, primogenito dellâEroe dei due Mondi e figura di rilievo nelle guerre dâIndipendenza e poi - come politico - nellâItalia post unificazione. Un messaggio indiretto anche al comitato per il gemellaggio Aprilia-Mostardas, che a più riprese ha sottolineato il rischio di una speculazione edilizia su una zona di pregio e di valore storico.
Anche se - a onor del vero - bisogna sottolineare che questa rinuncia ha solo valore formale e non sostanziale. Per annullare gli effetti del piano câè bisogno di una variante al Prg, una procedura non semplice da mettere in pratica perché coinvolge anche i diritti degli altri proprietari inseriti nel comparto. Tuttavia si tratta di un atto simbolico da apprezzare, un impegno morale da parte della famiglia che - di fatto - rinuncia a costruire. Parole che, una volta messe su carta, dovranno essere rispettate.