È la dura legge di essere l’ente più piccolo che cerca di riparare ai danni di quello più grosso e finisce per rimanere inghiottito nel vortice di burocrazia e sanzioni. A conti fatti, ci rimette il Comune di Lenola, “colpevole” per così dire di aver evitato guai peggiori ma che oggi si ritrova a pagare per problemi ricaduti dai piani alti. 

Il Comune del sindaco Andrea Antogiovanni ha infranto il patto di stabilità interno per l’anno 2015 e va incontro alle sanzioni previste dalla legge. Ma il provvedimento di cui l’amministrazione comunale ha dovuto prendere atto ha davvero il sapore della beffa. A provocare lo sforamento del patto di stabilità sono state le spese sostenute dall’ente municipale - si badi bene - per anticipare i soldi che la Regione aveva prima stanziato ma che poi, per motivi vari, non ha più liquidato. Con progetti appesi, lavori in corso e il rischio che ci si ficcasse in guai peggiori, il Comune ha pensato di mettere mano alle casse municipali e anticipare i soldi. Non pochi, visto che nel complesso lo sforamento ammonta a circa 600 mila euro (300 mila dei quali recuperati dal riaccertamento dei residui e cioè delle somme che l’ente è in attesa di incamerare). A cosa sono serviti questi soldi? Entro settembre del 2015 il Comune si è trovato nella necessità di pagare tutte le spese sostenute per la realizzazione degli interventi inseriti nel Piano di sviluppo rurale 2007-2013 e finanziati dalla Regione Lazio.

Si parla di opere diverse, tra cui il miglioramento delle strade vicinali e forestali, l’itinerario naturalistico religioso di Colle Cammino, la riqualificazione della chiesa rurale Madonna del Campo e i lavori di completamento del Parco Mondragon. Bisognava pagare perché c’erano opere da difendere a tutti i costi. Se si fosse atteso (e chissà ancora per quanto bisognerà aspettare) che la Regione liquidasse formalmente le somme impegnate, si sarebbe potuti incappare in costi aggiuntivi per gli interessi o, peggio ancora, nell’instaurarsi di contenziosi giudiziari con le ditte appaltatrici. Senza considerare che le pratiche andavano chiuse entro determinate scadenze, altrimenti si potevano perdere quegli stessi fondi che comunque la Regione non ha ancora rilasciato. Insomma, un guazzabuglio burocratico e finanziario. A pagarne le spese è il Comune. Il risultato contabile negativo - si smarca la giunta nei documenti approvati - si è avuto essenzialmente per queste combinazioni negative che hanno fatto aumentare le spese fino a sforare il patto.

Ad ogni modo carta canta e quello che risulta agli atti è che il Comune di Lenola non ha rispettato le regole in materia finanziaria. Scattano le sanzioni: l’ente non potrà accendere mutui, non potrà procedere ad assunzioni di personale e le indennità degli amministratori comunali si ridurranno di un terzo. Un caso non isolato, quello di Lenola. Tanto che è all’esame del Governo una proposta dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni italiani) che chiede di “giustificare” quei Comuni che si ritrovano in situazioni di non colpevolezza, come successo a Lenola.Â