Nessun silenzio da parte del prefetto sull’istanza del Comune di Sperlonga per ottenere una pronuncia delle Sezioni unite della Corte di Cassazione sulle vicende del piano integrato. E ora l’ente dovrà pagare 1.500 euro di spese di lite, visto che il Tribunale amministrativo ha rigettato il ricorso con una motivazione piuttosto chiara: l’istanza era stata già respinta e pertanto il silenzio invocato in realtà non si è formato.
La vicenda va avanti dal mese di aprile, quando è stata depositata da parte dell’ente l’istanza affinché il prefetto sollevasse la questione di giurisdizione al fine di ottenere una pronuncia con cui le Sezioni unite della Corte di Cassazione - si diceva - dichiarassero il difetto di giurisdizione del giudice ordinario in relazione ai sequestri del piano integrato. In sostanza, secondo la tesi del Comune - assistito dall’avvocato Corrado de Simone, con l’incarico affidato dall’allora sindaco facente funzioni Francescantonio Faiola - sarebbe stato violato il principio costituzionale di separazione dei poteri. Per dirla in termini semplici, per l’ente il giudice penale si sarebbe arrogato dei poteri che la legge riserva in via esclusiva alla pubblica amministrazione. Ciò, per il fatto che il piano integrato sarebbe stato contestato nel merito, non fermandosi il giudice penale all’analisi della sola legittimità degli atti. La pianificazione urbanistica - ricorda l’ente - è in capo invece al Comune, salve le competenze specifiche della Regione Lazio.
Questo il contenuto della nota del 22 aprile, cui ha fatto seguito un ricorso al Tar - depositato nel luglio di quest’anno - con cui l’ente chiede ai giudici amministrativi di dichiarare l’illegittimità del presunto silenzio da parte del prefetto sull’istanza, visto che non si sarebbe pronunciato nei dieci giorni previsti da normativa. Un silenzio che è per l’appunto solo presunto e il Tribunale amministrativo di Latina si è pronunciato in modo piuttosto chiaro in merito.

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