In tanti altri Comuni si fanno i conti col pallottoliere per fare bella figura. Perché è così, per quanto sia migliorata, la condizione delle donne nei Comuni continua a far segnare uno squilibrio a vantaggio degli uomini. Ecco perché tanto ci si dà da fare per ridurre il gap e bilanciare i numeri. Leggi e regolamenti destinati agli enti locali hanno dettato norme chiare. Ma nel Comune governato dal sindaco Andrea Antogiovanni la rivoluzione “rosa” è in atto già da tempo. Una svolta a metà, perché se i numeri sono incoraggianti, a tratti perfino sorprendenti per quanto riguarda il personale, la politica purtroppo delude.
A leggere il dato attuale, il 62% dei dipendenti dell’ente è in rosa. Per la precisione 13 donne contro 8 uomini. A questo dato bisogna aggiungere il segretario comunale, la dottoressa Maria Pia Fiore, e i cinque lavoratori socialmente utili (tre donne e due uomini). La bilancia, quindi, propende in modo ancor più incisivo per il gentil sesso. Proprio per migliorare la situazione la giunta del sindaco Andrea Antogiovanni ha approvato il piano delle azioni positive 2017-2019. Si tratta di uno strumento con cui si mettono in atto iniziative per garantire la parità dei sessi. Ma se con una mano la politica firma gli atti, con l’altra finisce per tradire se stessa. E sì, perché il Consiglio comunale di Lenola non riserva poltrone alle donne. C’era Maria Rita Mastromanno ma alcuni mesi dopo l’elezione preferì defilarsi. Attualmente l’unica rappresentanza femminile è quella dell’assessore esterno Paola Izzi. Per il resto, Antogiovanni è circondato sia in maggioranza che in opposizione da uomini. La politica dimostra ancora una volta di avere molto da imparare.