Travalica i confini paesani, percorre quasi 700 chilometri e finisce in Piemonte la notizia di un possibile cambio di toponomastica della principale piazza di Lenola. La querelle sull’intitolazione di piazza Cavour al cittadino illustre Pietro Ingrao, si arricchisce di un nuovo capitolo. Arrivano da Santena, paese in provincia di Torino e città simbolo della dinastia dei Cavour, le critiche alla decisione della giunta del sindaco Andrea Antogiovanni di sostituire all’artefice dell’Unità d’Italia, l’ex presidente della Camera e storico esponente del Pci Pietro Ingrao nel nome della piazza. A scrivere, su sollecitazione di tale Pasquale Mastrobattista, è Gino Anchisi, classe 1951, anch’egli politico e esponente prima del partito comunista, poi del Pd. Non proprio uno di centrodestra, insomma. Nel post scritto sul blog www.rossosantena.it, quella di Lenola viene definita da Anchisi una «brutta storia», la piazza viene considerata «involontaria protagonista di un’operazione sbagliata di cui non si comprende il significato se non quello di voler cancellare la memoria della storia patria» e la decisione della giunta «segnala la miopia e la memoria corta di militanti zelanti che confondono la storia del proprio partito con quella d’Italia».

Parole dure dal Piemonte, insomma, sollecitate dal signor Mastrobattista che, in una sua lettera, ha dato conto all’associazione Amici di Cavour, anche delle proteste: «La contestazione è stata ampia ed è sopraggiunta dalla base del popolo di Lenola», scrive il cittadino all’associazione, «la stragrande maggioranza dei cittadini ha con forza fatto sentire la propria voce sul web e nei luoghi pubblici». Viene ricordata anche la lettera dei famigliari di Ingrao in cui assicurano di non voler creare divisioni, comprendendo anche un ripensamento. Il cittadino contrario a “Piazza Ingrao” informa gli Amici di Cavour che in quel di Lenola «la discussione non è stata per niente civile e non lo continua ad essere, in quanto alla divisione il paese per l'ottanta per cento è contro».

Ma cosa dicono i lenolesi, che restano gli unici titolati a pronunciare sui simboli, la memoria e la storia del proprio paese?