Sono passati dieci anni da quel maledetto lunedì 17 maggio del 2010, quando la città di Cisterna si è fermata, sotto shock per la prematura scomparsa di un giovane cisternese. Non un cittadino qualunque, ma un militare, il sergente maggiore Massimiliano Ramadù. Quest'oggi ricorre l'anniversario della scomparsa del 33enne alpino impegnato nella missione di pace ad Herat, in Afghanistan. Ramadù insieme al commilitone Luigi Pascazio (originario della provincia di Bari) rimasero coinvolti in un attentato. L'esplosione di un ordigno al passaggio del convoglio di mezzi militari della coalizione, fece saltare in aria quello su cui viaggiavano i due alpini. Un dolore ancora vivo, ma ancor più vivo è il suo ricordo, ben impresso nella sua comunità. A lui è stata dedicata una scuola superiore, e a lui in questi anni sono state dedicate numerose iniziative. Quest'anno a causa della pandemia non potranno svolgersi le cerimonie che l'amministrazione comunale, d'intesa con la famiglia, avrebbe voluto tenere rinviandole a quando la situazione generale lo consentirà. «Sono passati dieci anni – ha detto ieri pomeriggio il sindaco Mauro Carturan – ma Cisterna non ha mai dimenticato il sacrificio del caro Massimiliano, né quello del suo commilitone Luigi Pascazio caduti nello stesso tragico agguato in Afghanistan. La loro opera, come quella di tanti militari italiani in missioni di pace nelle aree difficili del mondo, non era spinta dal semplice espletamento di un lavoro ma da una passione, un senso del dovere e del servizio verso gli altri, e come dice il motto del Reggimento a cui appartiene Massimiliano, "fino in fondo". Credo che intitolare il Campus dei Licei sia stato il giusto modo di ricordare la sua figura perché gli studenti che frequentano e frequenteranno l'istituto, con il loro impegno negli studi e poi nella società, saranno il giusto modo per celebrare il sacrificio di un loro concittadino impegnato in favore degli altri sotto l'egida della bandiera italiana nel mondo».