La cerimonia per ricordare la «Battaglia di Aprilia» si è svolta senza problemi ma riaccende la polemica con l'Anpi, che a distanza di anni dalla delibera del 2013 è ancora «ferita» per la scelta dell'intitolazione. Un'intitolazione neutra, senza nessun richiamo alla liberazione o alla lotta contro il nazifascismo. Un errore che l'associazione nazionale Partigiani fa notare con forza. «Questa giornata non è nel cuore dei cittadini e non può esserla, tanto che si trascina stancamente negli anni, neanche più sostenuta da qualche tentativo di giustificarla.

La ragione - spiega Filippo Fasano, presidente della sezione Anpi di Aprilia - di questa sostanziale indifferenza sta nell'infelice e ridicola intitolazione, pilotata da qualcuno in Commissione cultura, e successivamente accettata, blindata e deliberata in Consiglio senza passione politica e quindi senza un'adeguata e responsabile discussione. Eppure questa data doveva e poteva diventare uno dei più significativi momenti di identità culturale, se solo i nostri amministratori avessero avuto a cuore l'interesse di coltivare la memoria storica della città e di dare valore civico a un passaggio fondamentale della sua pur breve esistenza».


La delibera è stata approvata nel 2013 sotto l'amministrazione Terra, all'epoca l'Anpi propose dei correttivi che non vennero però accolti. «Seguimmo la discussione, seppure mai invitati ad esprimere un parere. Inviammo anche nota - ricorda Fasano - al sindaco e ai consiglieri, per manifestare l'adesione a una giornata del ricordo della Liberazione di Aprilia, chiedendo solo che si aggiungesse semplicemente ‘dal nazifascismo' per non tralasciare nulla, ritenendo ogni altra dicitura priva di valore sociale ed etico. Mi domando ancora come abbia potuto il Consiglio comunale del 31 gennaio del 2013 accettare, all'unanimità, una delibera che definisce il nulla. Ricordiamoci che si stava uscendo dalla guerra e dalla dittatura tra le più feroci e disumane. Perciò, come ogni anno, ci rivolgiamo alla Commissione cultura perché abbia la forza e il coraggio di rivisitare quella data, senza ideologie e pregiudizi».