«All'Italia, che è stata la prima in Europa a conoscere da vicino questo virus, è stato riconosciuto di essere tra i primi Paesi a dare una risposta adeguata».

Lasciano trapelare grandi soddisfazioni le parole del presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, attraverso le quali ha commentato l'accordo raggiunto dai ministri della Salute di Italia, Germania, Francia e Olanda per l'approvvigionamento di 400milioni di dosi del vaccino che - in caso di successo della sperimentazione in corso - AstraZeneca produrrà in collaborazione con la Irbm di Pomezia e l'università di Oxford, ossia le due entità che hanno dato vita al candidato vaccino ritenuto più avanzato nel mondo.

«Con questa notizia - ha aggiunto il premier -, oggi dimostriamo che vogliamo essere in prima linea nell'approvvigionamento di un vaccino, nella ricerca e nelle terapie che allo stato risultano essere più promettenti».

Il ruolo dell'Italia in questo contesto era stato specificato nelle scorse ore dal ministro della Salute, Roberto Speranza: «L'impegno prevede che il percorso di sperimentazione, già in stato avanzato, si concluda in autunno con la distribuzione della prima tranche di dosi entro la fine dell'anno».

Ed è stato proprio il presidente della Irbm di Pomezia, Piero Di Lorenzo, che in un'intervista rilasciata a La Stampa ha dettato i tempi per l'ok definitivo alla distribuzione dei vaccini.

«Se tutto procede come deve, per settembre il vaccino sarà pronto, anche se nel frattempo la produzione è stata già avviata per non farci trovare impreparati - ha affermato Di Lorenzo -. La Irbm è pronta anche per la produzione: infatti, le dosi per le sperimentazioni sono uscite dai nostri stabilimenti. Proprio in questi giorni stiamo programmando con AstraZeneca e Oxford le modalità di produzione. Siamo pronti a fare la nostra parte producendo alcuni milioni di dosi».

Nella conclusione dell'intervista, Di Lorenzo ha anche spiegato come il candidato vaccino abbia già superato i severi test dell'Agenzia del farmaco britannica rispetto alle autorizzazioni per le sperimentazioni: «Dopo i primi test sui macachi è stato dato il via libera alla fase uno sui primi 510 volontari sani, che ha confermato l'assenza di tossicità, ma anche l'efficacia, ossia la capacità di produrre una risposta immunitaria. Poi si è passati alla fase due su tremila volontari ai quali è stato inoculato il vaccino, mentre ad altrettanti veniva somministrato un placebo. Superato anche questo esame - ha concluso il presidente di Irbm nell'intervista a La Stampa -, siamo ora alla fase tre su diecimila volontari, reclutati in Gran Bretagna e in Brasile, dove i picchi ancora alti dell'epidemia ci assicurano di poter portare a termine la sperimentazione».