C'era una volta il mercato del martedì. Aveva il suo tappeto umano di persone che si muoveva dalle prime luci dell'alba. Era un tappeto di colori, voci, suoni e rumori. Poteva essere il buio di un inverno oppure la luce di un'estate. A una certa ora si sentivano i portelloni dei furgoni e dei camion che si aprivano e significava l'inizio di una nuova giornata che richiamava migliaia e migliaia di persone, in estate anche alcuni professionisti di «Roma Nord» in vacanza al Circeo arrivavano a Latina per togliersi lo sfizio di comprare qualcosa di elegante e costoso ad un prezzo popolare. «Donne, è un affare». E poi: «Oggi vi faccio un regalo», erano i richiami rivolti alla folla.

Tutti almeno una volta nella vita sono stati qui, tra questi banchi, infilando le mani tra magliette e camicie usate che arrivavano dagli States. o alla ricerca di un maglione di shetland. Era «il mercato americano», quello che rappresenta un pezzo di storia della città, tra i più estesi d'Europa, tra i più conosciuti d'Italia.
L'effetto del Covid ha lasciato forti segni tra le pile di abiti usati, sul viso e negli occhi di molti venditori ambulanti anche loro fermi durante il lockdown. La crisi non ha guardato in faccia a nessuno: abbigliamento, frutta, verdura, casalinghi. Tutto.

Il mercato del martedì ha riaperto i battenti da poco più di un mese e la ripartenza è ancora difficile per i commercianti che arrivano dalle province di Latina, Frosinone, Roma e Caserta. Nell'area dell'usato i prezzi sono bassi: cinque, tre, due, un euro.
«Come vanno le cose? Abbiamo subito un calo di almeno il 70% rispetto a prima, le cose stanno così», spiega Loredana, titolare di un banco che invita a guardare il poco movimento di persone; in altri tempi ci sarebbe stato il pienone.

Si alza nel cuore della notte alle 2,30, mezz'ora dopo sale sul furgone e parte da Maddaloni in provincia di Caserta, all'alba è qui: caffè e via, si apre. Lei come tanti altri.
I banchi sono gonfi di vestiti usati e rigenerati, presi a stock. «E' roba buona» pronunciata con la o che si chiude. Ogni giorno della settimana rappresenta una città in questo tour. Oggi Loredana sarà a Gaeta, domani a Frosinone, poi sabato a Cassino e domenica a Roma: Porta Portese.
Il cartello che ha affisso Paolo Verdicchio di San Felice a Cancello, in provincia di Caserta, è tanto ironico quanto diretto. Si legge: «Silenzio stampa». Anche lui come i suoi colleghi è alle prese con una crisi che rischia di stritolare un settore che ha il fiato cortissimo. «Lo sapete perchè sono in silenzio stampa? Perchè mi sono scocciato di sentire promesse della classe politica - ricorda - lo volete sapere quando abbiamo affrontato una crisi tipo questa? Quando ci fu l'attentato alle Torri Gemelle a New York». Quasi 20 anni fa. Anche all'epoca era scattata la psicosi ma era durata pochissimo. Al mercato del martedì non c'è il pienone dei tempi ruggenti. «E' difficile fare un calcolo delle perdite - ammette - ma qui dobbiamo lavorare in famiglia, ci portiamo l'acqua da casa - dice Verdicchio mentre tira fuori una bottiglia dalla borsa frigo - e anche i panini ci portiamo da casa, cerchiamo di ammortizzare le spese e salvare il salvabile. La gente viene ma a salutare e acquista di meno rispetto a prima».

I soldi sono pochi. «E' così - afferma Rocco Quintavalle, anche lui residente in provincia di Caserta - il potere di acquisto si è abbassato, gli incassi si sono ridotti molto di più con almeno il 60% di perdite. A noi della Campania il Governo ci ha dato una mano ma è il minimo, voglio ricordare che siamo stati fermi tre mesi». La ripresa è stata con il freno a mano tirato. Il mercato del martedì di Latina è ripartito nella seconda metà di maggio. «I primi due martedì non c'era nessuno. Sono 27 anni che faccio il mercato qui e una cosa come questa non l'avevamo mai vista, fino a quattro anni fa si lavorava ancora, adesso non è più così». Ieri non c'era il pienone dei tempi d'oro ma molte persone hanno scelto di fare una passeggiata e comprare qualcosa. E' un segnale e come ricorda un commerciante, che anche lui arriva dalla provincia di Caserta: «Prima o poi...Adda passà ‘a nuttata»