La location è sembrata venir fuori dal nulla, come un'esplosione, nascosta in una valle ai piedi di Cori, tra vigneti e uliveti che si alternano tra dossi, corsi d'acqua e ripidi pendii. L'occasione della presentazione del libro di Sandro Veronesi, il Colibrì vincitore dell'ultimo Premio Strega, ha svelato quella presenza offrendo per la prima volta al pubblico la consistenza di un antico mulino del ‘700 completamente restituito alle fattezze originarie e divenuto il cuore dell'azienda agricola che ne ha preso anche la denominazione, Molino 7cento.

«Fin da ragazzo ho sempre avuto il pallino dell'azienda agricola, e qualche anno fa, quando ho finalmente ritenuto di avere la possibilità di farlo, mi sono attivato alla ricerca di un luogo che potesse rappresentare il coronamento di quel mio antico desiderio. Così, mentre cercavo più o meno distrattamente qualcosa che potesse fare al caso mio, un amico mi ha proposto di acquistare un casale con un po' di terreno in Toscana, nel senese. Mi ha accompagnato sul posto, mi ha mostrato l'azienda cercando di convincermi che si trattava di un'occasione da non perdere. Ho preso una settimana di tempo per pensarci su, perché al fondo del mio desiderio c'è sempre stata la provincia di Latina, il mio territorio di origine, e in quei giorni è successo tutto. Una domenica, costretto in casa dal maltempo non ho trovato niente di meglio da fare che cercare sull'I-pad delle aziende agricole in vendita, più che altro per convincermi che quella che avevo appena visitato nei pressi di Siena era davvero una buona occasione.

Tra un'offerta e l'altra, sono finito sull'annuncio della vendita di un vecchio mulino del ‘700 a Cori: mi è bastata una zoomata da Google eart ed è stato un colpo di fulmine. Cinque minuti dopo ho chiamato un amico titolare di un'agenzia immobiliare di Latina al quale ho chiesto di farmi sapere qualcosa di più su quell'azienda, e 48 ore dopo ho saputo tutto quello che c'era da sapere. Quando sono stato accompagnato lì la prima volta, in Contrada Sant'Angelo, attorno a questo vecchio edificio c'erano sette ettari di terreno, tutti a vigneto e con qualche pianta di olive. Mi sono detto, è lei».
Vito Miceli, imprenditore originario di Minturno titolare di aziende che hanno sede a Latina, proprietario dell'Hotel Miramare di Capoportiere, oggi si dice soddisfattissimo della scelta. Nel giro di qualche anno ha tirato su l'azienda agricola che oggi conta 22 ettari di terreno e ristrutturato da cima a fondo il mulino e i manufatti annessi che lo contornano.

«L'idea di Molino7cento nasce dalla consapevolezza che un'azienda agricola, se chi la gestisce è molto bravo, può portare risultati economici in pareggio, ma niente di più. Allora mi sono detto che sarebbe valsa la pena mantenere e valorizzare la struttura edilizia che c'era e farne un'attività parallela ricettiva, capace di consentirci di fare una serie di eventi durante l'anno e far quadrare i bilanci dell'azienda agricola. Quindi abbiamo pensato a un ristorante per banchetti, a una piscina per intrattenimenti all'esterno durante la buona stagione, e un B&b esclusivo da ricavare all'interno del mulino. Ne sono venute fuori 4 stanze e due mini appartamenti in un altro corpo edilizio, quanto basta per mettere su un agriturismo».

E così, mentre il giovane fattore Alessandro si occupa dell'azienda agricola biologica che produce vino, olio e zafferano, e che provvede anche alla trasformazione dei prodotti dell'orto, biologico anche quello con tanto di certificazione dal gennaio 2020, Giovanna Cunetta, direttrice dell'azienda, getta le basi dell'attività ricettiva organizzando serate per apericena, prendendo prenotazioni per cerimonie e banchetti, e le prime prenotazioni per soggiorni nel B&b.

Intanto sta venendo su anche l'ultimo anello della catena aziendale, la cantina. Quattrocento metri quadrati su due livelli interrati dove custodire botti e barriques che dovrebbero consentire di produrre 60.000 bottiglie l'anno coi due bianchi e i due rossi ottenuti da vitigni autoctoni come il bellone, il nero buono e lo chardonnay.

«Non appena saremo riusciti a mettere a regime la cantina – spiega ancora Miceli – proveremo a fare anche le bollicine, in modo tale che l'azienda agricola possa offrire di tutto: due bianchi, due rossi e una linea di prosecco; olio extra vergine biologico, zafferano e dal 2021 anche il tartufo nero di nostra produzione. E mentre aspettiamo di chiudere il cerchio, stiamo delimitando l'intero perimetro dell'azienda con piante da frutta in via di estinzione: mele, albicocche e pesche, piante presenti da secoli nella zona collinare dei Lepini e che poi sono state lasciate alla mercé del tempo perché avevano perso la funzione originaria di essere un prodotto da vendere sui mercati di paese oltre che garantire il consumo ordinario di frutta alle famiglie dei produttori. E chissà che con un po' di pazienza non ci riesca di riportare quella frutta sulla tavola del Molino 7cento».

Miceli parla dei prodotti di Molino 7cento senza troppa enfasi, con aria quasi distratta, e forse volutamente trascura di sottolineare che da due anni a questa parte l'olio prodotto in azienda è finito nella guida mondiale Flos Olei dove figura tra i primi cinquecento migliori prodotti al mondo, e tra i primi centocinquanta italiani: un traguardo importante raggiunto in tempi rapidissimi, che testimonia da un lato la qualità delle piante di Molino 7cento e dall'altro il pregio della zona in cui l'azienda si trova.
Insomma, l'intrapresa viaggia verso la linea del traguardo, e contrariamente a quanto aveva pensato all'inizio Vito Miceli, lo scoglio più duro da superare è stato quello della ristrutturazione dei manufatti preesistenti. «Abbiamo collezionato addirittura 78 diversi titoli edilizi, con lungaggini burocratiche indicibili, perfino per la collocazione di una targa. Per un ponte su un ruscello stiamo aspettando da quattro anni. E poi, classica ciliegia sulla torta, è arrivata l'emergenza Covid. Però debbo dire che come sempre accade quando sei quasi arrivato alla meta e ti guardi indietro e ripassi tutta la lezione e tutta la strada che hai percorso per arrivare dove sei, stavolta, con il Molino7cento, credo di essere riuscito a fare esattamente quello che desideravo fare».
Questa ha tutta l'aria di essere una considerazione da lieto fine, ma questa non è una favola.

«Assolutamente, e il lieto fine non riesco nemmeno a intravederlo all'orizzonte, perché mi pare che qui siamo ancora all'inizio – commenta divertito Vito Miceli – Partendo adesso, se saremo bravi riusciremo a mettere a regime l'intera azienda entro un anno. E ad onor del vero, per cercare di essere corretti fino in fondo, devo ammettere che la spinta decisiva per tenere sempre la barra a dritta senza mai concedersi una pausa è venuta dalla determinazione e dalla tenacia di Giovanna e Alessandro, ai quali credo di essere riuscito a trasferire la mia passione per questa scommessa avvincente. Sono loro ad aver messo su, insieme a diversi giovani di Cori, ragazze e ragazzi, una squadra che sta dando risultati brillanti. I week end del prossimo autunno e dell'inverno saranno il nostro banco di prova, e speriamo che l'estate 2021 ci metta un po' in difficoltà con le richieste della clientela. L'inaugurazione? Presto faremo anche quella».