C'è anche un ricercatore di Latina nel team internazionale che ha contribuito a riscrivere la fine del popolo Maya, o meglio che ha scoperto la data dell'eruzione che ha sconvolto l'America Centrale più di 1.500 anni fa. Componente del gruppo, e coautore della ricerca, è Dario Pedrazzi di Latina Scalo, vulcanologo, laureato alla Sapienza di Roma e ora Ricercatore presso l'Instituto de Geociencias (Geo3bcn) del Consiglio Superiore per la ricerca Scientifica (CSIC) a Barcellona in Spagna.
Lo studio geologico ha fornito nuovi e inediti particolari sulla catastrofica eruzione vulcanica avvenuta nella caldera vulcanica Ilopango, detta della Tierra Blanca Joven, nello Stato di El Salvador. Il gruppo internazionale di ricercatori ha individuato nel 431 d.C., con un margine di incertezza di circa due anni, la data esatta dell'eruzione precisando, con ulteriore chiarezza, gli impatti che questo evento ebbe nella regione, sia sul clima che sulla vita delle popolazioni Maya che in quei luoghi vivevano. La ricerca infatti ha definito anche la portata dei danni provocati dall'eruzione, che rese inabitabile per decenni un territorio vastissimo, a causa dello strato di cenere bianca che ha ricoperto tutto.
La scoperta si deve ad un approccio diverso, di tipo multidisciplinare, messo in campo da dodici importanti istituti di ricerca di tutto il mondo che hanno dato vita ad un gruppo di studiosi di varie discipline, molto diverse tra di loro. Gli studiosi sono riusciti a combinare i dati geologici e archeologici provenienti dall'America Centrale con le analisi chimiche di carote di ghiaccio della Groenlandia e dell'Antartico, attraverso le quali sono state trovati e identificati piccoli frammenti che provenivano dall'eruzione dell'Ilopango a ben 7000 km di distanza.
«Gran parte di questa ricerca è stata possibile grazie a tutte le informazioni ottenute durante le tre campagne sul campo condotte in El Salvador durante le quali sono stati analizzati e mappati i depositi di cenere in un'area di oltre 200.000 km quadrati - spiega proprio Dario Pedrazzi - Il lavoro che viene ora pubblicato è la naturale prosecuzione dello studio che abbiamo presentato nel 2019 in cui descriviamo, sulla base dell'analisi esaustiva dei depositi di cenere, i principali parametri fisici di questa violenta eruzione che ha raggiunto il suo apice con la formazione di flussi piroclastici associati ad un collasso di caldera».