Nella zona dei pub, da lunedì, è cominciata una nuova vita che durerà fino al 24 novembre (ultimo giorno di validità del Dpcm che ha fissato alle 18 l'orario di chiusura delle attività di ristorazione): non più illuminata dai neon, ma soltanto dalla luce del sole. Non tutte le attività, ma una buona parte ha iniziato a lavorare a pranzo. In maniera naturalmente diversa, reinventando la propria offerta, ma con profitti inevitabilmente molto inferiori a quelli che poteva garantire l'apertura serale e notturna. Chi ha scelto di restare ancora chiuso proverà a lavorare da mezzogiorno alle 18 almeno nel weekend. In vista del fine settimana che conciderà anche con la festività di Ognissanti, l'associazione che racchiude il 90 percento dei locali del centro del capoluogo, presieduta da Massimo Ceccarini, ha inviato un'email al Comune di Latina con una precisa richiesta: che venga chiusa via Neghelli, sia sabato sia domenica, da mezzogiorno alle 18, per avere a disposizione una vera e propria isola pedonale riservata ai clienti. La richiesta è stata inoltrata martedì pomeriggio, siamo a venerdì mattina e da piazza del Popolo ancora non è arrivata risposta, che è comunque attesa per oggi. L'amministrazione sta prendendo tempo. In attesa di notizie, nella zona dei pub gli esercenti cercano di trovare nuove soluzioni per contrastare gli effetti della pandemia. Samuele, Elia e Valerio sono i soci di TresuTre, su via Battisti, e da lunedì hanno aperto a pranzo: «Appena è stato ufficializzato il nuovo Dpcm ci siamo messi in moto, da subito per non restare inermi a piangerci addosso. Abbiamo cambiato il prodotto, facciamo menù fisso ma i primi giorni sono andati malissimo, speriamo almeno nel fine settimana».

Gianmarco Cavola dell'Old Tom è arrabbiato: «Meglio cento che zero, a parità di spese almeno qualche entrata c'è. Chi ha fatto il Dpcm forse non sa che un locale è vivo, è sveglio, va alimentato sempre. Non riesco a farmene una ragione, mi dispiace ma proprio non ci riesco. Aprire a pranzo ok, ma cambia davvero poco. Lunedì per fortuna qui hanno festeggiato una laurea».
Eh sì, con i locali chiusi la sera cambiano anche le abitudini di chi decide di festeggiare. «Venerdì abbiamo due compleanni prenotati alle 15 - dicono Alessandro e Cinzia del Buddha Bar - Oggi è il primo giorno che apriamo a pranzo. Cambiano le nostre abitudini, vogliamo capire un po' come la gente di Latina potrebbe modificare le loro. Ci stiamo organizzando, un mese è lungo».
Una pensata originale l'ha avuta Germana, titolare del The Wall, all'angolo tra via Battisti e via Neghelli: «Abbiamo ordinato del thè per il pomeriggio, vediamo che succede. Per il pranzo l'offerta resta più o meno la stessa della sera. Abbiamo aperto a pranzo da lunedì, senza crearci aspettative: quello che arriva lo accetteremo».

Accettare quello che arriva. La pensa così anche Antonio Scandurra, titolare di Drinkete & Sdranghete: «Io sette anni fa aprivo a pranzo, un paio di giorni a settimana per i dipendenti degli uffici - ci ha raccontato - Ma questa è una zona prettamente serale, così ho deciso di abbandonare il lavoro di giorno. Ora mi ributto nel diurno con tutte le difficoltà del caso: bisogna cambiare, con un prodotto veloce ma sempre di qualità. Com'è andata finora? Martedì piuttosto bene, mercoledì sono rientrato con le spese».
C'è anche chi, come Erasmo Berti titolare del Bivio, a pranzo sta lavorando già da un po': «Esattamente dal 12 ottobre, due settimane e mezzo prima dell'ultimo decreto - ci ha detto - Sentivo che sarebbe successo qualcosa, e mi sono portato avanti. Risultati? Scarsi. Vengono amici, conoscenti. Vediamo cosa succede sabato e domenica. Se ci concederanno l'isola pedonale da mezzogiorno alle 18 non sarebbe male. Potrebbero venire tante famiglie: la clientela cambia naturalmente, come la nostra offerta. Io a pranzo propongo cibi tipici della tradizione italiana. Spero nel buon senso del sindaco. Naturalmente verrebbero rispettare le disposizioni, come è sempre stato fatto qui da noi, dove di contagi non ce ne sono statimai. Onestamente ho buone sensazioni, perché dal Comune dovrebbero negarci questa opportunita?».
Ma ieri sera, in attesa della risposta ufficiale, qualcosa dal palazzo comunale è trapelato: e non sarebbero buone notizie per i commercianti.