Prendendo parola per replicare a Monica Laurenzi e sostenere la tesi avanzata dal sindaco e da Vincenzo Giovannini, l'ex assessore Michela Biolcati Rinaldi finisce per svelare che dietro la fretta di autorizzare Paguro a eseguire la caratterizzazione del sito inquinato in via Savuto, si nascondeva il timore del Comune di Aprilia e del dirigente Paolo Terribili di incorrere nello spettro di un presunto danno erariale.
É bastata una lettera a diffida da parte del privato per convincere l'ente a lasciare l'iniziativa della caratterizzazione di via Savuto a chi nel 2016 aveva acquistato l'area con il chiaro proposito di realizzarvi una discarica di servizio, volontà ribadita anche nella lettera del 17 giugno 2019, dove è il patron di Rida Ambiente Fabio Altissimi a legare caratterizzazione e bonifica con la futura realizzazione di una discarica.
«La società Paguro – afferma infatti Michela Biolcati Rinaldi, nel passaggio più autentico del lungo comunicato a sua firma - si è offerta di effettuare lo studio di caratterizzazione del sito di via Savuto, a sue spese. Quando un privato, nonché proprietario del sito in questione, si offre per effettuare il predetto studio di caratterizzazione a proprie spese, quali strumenti ha un'amministrazione per impedirlo? Per lo studio di caratterizzazione di quel sito, peraltro, avevamo già chiesto un finanziamento alla Regione. Non accettare la proposta di un privato può significare incorrere in danno erariale: l'assessore lo sa bene, visto che l'argomento era stato oggetto di molte riunioni anche della lista Terra, della quale sono esponente e lei allora era la coordinatrice. Tutti gli enti interpellati erano convinti, infatti, che tale soluzione avrebbe fatto risparmiare soldi pubblici e permetteva una più puntuale conoscenza di una grave situazione ambientale. Non fa onore a nessuno criticare ora l'operato altrui, senza aver avanzato proposte e soluzioni concrete quando l'argomento era oggetto di discussione».
Oggi, rimpiazzata per scelta della lista proprio da Monica Laurenzi alla guida dell'Assessorato, Michela Biolcati Rinaldi si domanda e domanda al neo-assessore: «Quali strumenti poteva dunque avere il dirigente per rifiutare l'offerta della società? E perché l'assessore non ha suggerito di ricorrere a tali strumenti in quella sede?».
Eppure, la risposta è insita nel capoverso precedente: Monica Laurenzi all'epoca dei fatti – tra giugno dello scorso anno e marzo 2020 – era solo coordinatrice della lista Terra e in quanto tale non poteva certamente dire la sua in Commissione, né tanto meno intervenire in conferenza dei servizi, dove invece erano sempre presenti il dirigente e l'assessore in carica. Cosa avrebbe potuto fare di diverso il Comune di Aprilia per scongiurare la minaccia palese invece, lo aveva suggerito durante la Commissione di luglio 2019 proprio il capogruppo della sua lista di riferimento (Lista Terra) Omar Ruberti, che sosteneva fosse necessario riprendere in mano le redini del gioco, «stabilire chi deve diffidare chi a intervenire. Essendo noi il soggetto che governa questa conferenza dei servizi mi domando perché sia il privato a diffidare noi, quando è l'amministrazione a dover esprimere una modalità di intervento sull'area».
Avrebbe potuto ancora, diversamente da quanto è stato fatto, attendere la pronuncia nel merito del Tar sul ricorso presentato da Italia Nostra, seguire la via indicata dal dirigente all'Ambiente Marco Paccosi - incaricato solo dal 1° ottobre 2019 di spartirsi con Terribili la gestione del settore – il quale non convinto che ci fosse una sola via per risolvere il problema dei siti inquinati, con una nota del 16 dicembre 2019, aveva chiesto riscontro ad Arpa e Regione Lazio sulle determinazioni inerenti ai siti inseriti nel Piano Regionale». Insomma si poteva politicamente incidere, proseguire il percorso intrapreso dalla parte pubblica per eseguire caratterizzazione dei siti inquinati, slegando il dovere di bonificare dall'inaccettabile onere per la parte pubblica di dover barattare la bonifica con una discarica in casa. E il fatto che la Biolcati Rinaldi sostenga di non aver potuto agire diversamente anche se «eravamo consapevoli che la proposta di condurre lo studio di caratterizzazione del sito non era stata avanzata solo per interesse pubblico finalizzato alla tutela dell'ambiente, ma che poteva avere come secondo fine la riapertura del procedimento per l'autorizzazione di una discarica», non solo non consola chi resta convinto che agire diversamente si poteva e si doveva, ma non la agevola nel disperato tentativo di sostenere una tesi viziata in partenza.