Parliamo spesso della dispersione idrica, che è uno dei problemi che da sempre attanaglia la provincia pontina. Ma esiste un'altra dispersione che è altrettanto importante e rischia di avere effetti sull'intera gestione del servizio idrico: quella amministrativa, ossia la morosità di enti pubblici e soprattutto cittadini. Una mole di soldi che supera, secondo le ultime stime della società Acqualatina, i 150 milioni di euro.

Nell'ultima relazione consegnata da Acqualatina ai sindaci dell'Ato 4 i numeri vengono snocciolati uno ad uno, e sono impressionanti. Le morosità delle utenze pubbliche sono le minori ma pesano complessivamente per oltre 12,5 milioni di euro. Latina ha un debito di 1,6 milioni, Aprilia, 2,8 milioni e Anzio 1,8 milioni. L'assessore all'Ambiente di Latina Dario Bellini, durante la riunione, ha proposto di pagare per prime le morosità delle utenze pubbliche. Un primo passo che probabilmente Latina farà a breve. Ma che sarebbe una goccia nel mare.

Perché quel che fa davvero impressione è la morosità delle utenze private rispetto alle bollette di Acqualatina: 138 milioni di euro. Una cifra enorme, rispetto alla quale sono i comuni di Aprilia e Latina a trainare il computo, con Anzio e Nettuno a ruota. Ad Aprilia, città simbolo della lotta contro il gestore privato, mancano 26 milioni e 470 mila euro. A Latina l'ammanco è di 26 milioni e 219 mila euro, ad Anzio di 20 milioni e a Nettuno di 9,9 milioni di euro. Via scorrendo gli altri comuni con importi sempre minori.

Se una parte dei mancati pagamenti va ascritta a una normale percentuale di morosità, che esiste in ogni fornitura di servizi, un'altra consistente, per quanto riguarda l'acqua, è quella messa in campo strategicamente da chi contesta la gestione di Acqualatina e ha deciso di non pagare mai le sue bollette, magari versando direttamente al Comune, come accaduto ad Aprilia. Fatto sta che il gestore del servizio si ritrova con 138 milioni di mancate entrate, i cui danni alla fine li pagano tutti i cittadini.

Quel che i sindaci dell'Ato 4 dovrebbero iniziare a chiedersi è come pensano di gestire questa situazione se un giorno dovesse andare in porto il loro sogno di riprendersi in mano la gestione del servizio idrico. E' vero che il progetto di ricomprare le quote s'è eclissato da tempo, ma è altrettanto vero che i sindaci che volevano improvvisarsi imprenditori e manager sono gli stessi che all'interno dell'Ato 4 devono decidere che linea seguire sulla morosità degli utenti privati. Se Acqualatina fosse oggi al 100% pubblica, cosa farebbero i sindaci per recuperare questa dispersione? Azzererebbero il debito ai cittadini? Improbabile. Anzi, impossibile. Dunque è arrivato il momento, anche nel servizio idrico, di prendere decisioni chiare e nette, forse anche impopolari. Ma il tempo della propaganda e del facile populismo dell'acqua (intesa come servizio) bene pubblico, deve finire. Perché un servizio, in mano pubblica o mista che sia, se fornito va pagato.