Era il calcio. Quel meraviglioso gioco che soltanto lui sapeva rendere semplice e, al tempo stesso, unico e irripetibile. Era Maradona, Diego Armando all'anagrafe: il più grande di tutti i tempi con un pallone tra i piedi.
Ci ha lasciato ieri, in un pomeriggio italiano apripista delle partite di Champions League di Inter e Atalanta.
Ci ha lasciati sgomenti e increduli di fronte alla notizia del "Clarin" al quale non avremo mai voluto credere, prima di arrenderci un attimo dopo.
La storia - Anche Latina, ventisei anni fa, ebbe la fortuna di godere delle giocate del più grande. Era il 1 novembre del 1994, per la prima volta nella sua storia, l'allora Napoli di Marchesi venne a giocare un'amichevole nel "vecchio" comunale, oggi "Francioni". Davanti ad oltre diecimila persone, gli azzurri s'imposero 7-1 ad una mista Cisterna-Latina, con gli uomini dell'allora tecnico Biti in campo nella prima frazione e i nerazzurri di Giancarlo Sibilia, nella ripresa.
Il "Pibe de Oro" mise a segno cinque di quei sette gol, gli altri furono realizzati da Dal Fiume e Carannante. Il gol della "bandiera" per la mista pontina, venne realizzato da Drago del Pro Cisterna, società organizzatrice di quell'incontro.
Giampiero Morgagni, storico capitano di quel Latina, ha reso pubblico, sulla propria pagina Facebook, un fotogramma che ha fatto storia: «E' uno di quei suoi cinque gol di quella amichevole. Provai a metterci una gamba, ma lui, arrivato in corsa, riuscì ad incrociarla a meraviglia. E' stato il più grande e, anche se soltanto in amichevole, sono fiero di averlo affrontato da avversario».
Andrea Carnevale da Monte San Biagio, invece, è stato suo compagno di squadra ad iniziare dal primo Napoli scudettato, stagione ‘86-‘87. Contribuì a quel tricolore realizzando, il 10 maggio del 1987, la rete che consentì ai partenopei di pareggiare il vantaggio iniziale della Fiorentina e di cucirsi sul petto il tricolore.
E poi altri due anni, con la conquista anche della Coppa Uefa: «Il più grande di tutti i tempi, ma soprattutto un amico vero - ha ribadito di recente, in una delle tante interviste rilasciate da uno dei grandi figli calcistici della nostra Terra - Diego voleva bene ad ogni compagno di squadra, ma per me aveva una simpatia particolare. Era spesso a casa mia dopo gli allenamenti. Il rapporto è proseguito anche dopo l'esperienza al Napoli. Nel 1999 sono andato con un amico al Carnevale di Rio. Ho appreso, leggendo un quotidiano brasiliano, della presenza di Diego che era una sorta di testimonial. Sono andato a cercarlo nell'albergo di Copacabana. Dopo un po' di insistenza, l'addetto alla reception mi disse che era in piscina. Lo raggiunsi, lui mi vide e urlò: ‘Andreaaaa'. Era felicissimo di vedermi. Ma non è finita qua».
E invece, purtroppo, è finita caro Andrea. Perchè ieri, nel pomeriggio italiano, Diego Armando Maradona, che da poco aveva celebrato i suoi sessant'anni, se n'è andato lasciando un vuoto incolmabile in tutti quei bambini, diventati poi uomini, che quel pomeriggio di novembre ebbero la fortuna, in un Comunale ribollente di passione,di vedere da vicino il più grande di tutti, il calcio fatto a persona.