La Federlazio, in considerazione della pandemia e della conseguente crisi economica, ha ritenuto opportuno modificare in maniera sostanziale i contenuti della consueta indagine congiunturale, analizzando le conseguenze del covid-19 sulle PMI. Negli ultimi mesi le aziende hanno mostrato un andamento decisamente discontinuo. Si è passati da una azione di grande "resistenza" per contrastare gli effetti del lockdown, ad una tiepida "ripresa" nelle settimane successive alla riapertura. Ora, per ovvi motivi, tra le PMI regna una assoluta "incertezza". L'indagine è stata condotta mediante un questionario on-line rivolto ad un campione rappresentativo di imprese. Il report si riferisce al periodo gennaio/luglio 2020, quindi antecedente alla drammatica odierna ripresa dei contagi.

I DATI DI CONTESTO Il quadro economico nazionale La diffusione del Covid-19 e le conseguenti misure restrittive messe in atto hanno determinato, nel nostro Paese, un calo pesante di tutti i principali indicatori economici. Il PIL, nel II° trimestre dell'anno ha fatto registrare un arretramento rispetto al trimestre precedente del 12,8% e del 17,7% in confronto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel III° trimestre il calo si è fermato al -4,7%, con una previsione a fine anno a -9%. Il livello della produzione industriale nell'aprile 2020 è sceso del 43,4% rispetto al 2019 e di -0,3% (agosto) su base annua. Sempre in aprile, il fatturato delle imprese si è praticamente dimezzato rispetto all'anno precedente (-47,2%); poi è ricominciato a risalire, tanto che nel mese di agosto l'indice tendenziale, rispetto al 2019, si è attestato a -3,8%. L'export nel I° semestre ha registrato una diminuzione del 15,3%. L'occupazione tra gennaio e luglio è calata di 451mila unità (-1,9%), nonostante il blocco dei licenziamenti. Tra gennaio e agosto 2020 sono state erogate 2,2 miliardi di ore di CIG. Il quadro economico regionale Il saldo tra le imprese nate e cessate è di +0,28% nel I° semestre (dato nazionale -0,17%). Le esportazioni registrano nello stesso periodo un calo di -26,3%. L'occupazione nel I° semestre si è ridotta di 40mila unità, dopo due anni di continua crescita. Il tasso di occupazione è sceso sotto il 60% ed è contestualmente aumentato il tasso di disoccupazione al 12%. La CIG registra un +900% (+1.400% dato nazionale).

L'INDAGINE FEDERLAZIO L'impatto del coronavirus sulle attività aziendali Partendo dall'andamento del fatturato il primo dato che emerge è che il 60% delle imprese ha subito una diminuzione, l'11% ha dichiarato un -50% del volume d'affari. Leggermente meglio del dato Lazio ma, in ogni caso, sempre preoccupante. Il 30% degli intervistati è riuscito a mantenere stabile questo valore e un 10% ha registrato un incremento. Passando all'occupazione la situazione è in peggioramento: 6 aziende su 10 sono ricorse alla Cassa Integrazione Guadagni coinvolgendo il 50% della forza lavoro e, nel 47% dei casi, la CIG ha interessato oltre la metà dei dipendenti. Sempre sul fronte lavoro il 21% delle imprese ha utilizzato solo lo strumento dello Smart Working per fronteggiare l'emergenza. Il 36% ha, invece, mantenuto gli stessi livelli di presenza, rafforzando i dispositivi di sicurezza individuali. Per ciò che riguarda gli strumenti finanziari di sostegno gli imprenditori pontini sono in controtendenza rispetto al resto della regione, infatti solo il 32% dichiara di aver fatto ricorso alle misure di sostegno. Di questi l'89% ha ricevuto l'erogazione totale delle somme richieste ed il 67% dichiara di non aver incontrato particolari difficoltà nella presentazione della domanda. Le aspettative future La riduzione del fatturato, nei prossimi mesi, preoccupa ancora il 41% delle imprese e l'11% si aspetta un forte calo (30/50%). Di contro il 26% dimostra fiducia nella possibilità di rilevare un incremento. Le previsioni rispetto al futuro della propria impresa rilevano che il 69% conta di ritrovare la stabilità e di mantenere gli stessi livelli occupazionali. Il 4% dichiara che dovrà radicalmente rivedere i processi di produzione per ritrovare stabilità, ma nessuno degli intervistati pontini ritiene concreta la possibilità di dover chiudere l'attività. Prima dell'arrivo della seconda ondata di contagi (la rilevazione è terminata a metà settembre) l'83% degli intervistati riteneva che la propria azienda sarebbe tornata alla normalità entro sei/dodici mesi, mentre il 67% prevedeva il ritorno alla normalità del nostro Paese entro due anni. I più pessimisti (7%) ipotizzavano che non si sarebbe più tornati alla situazione pre-covid. "Una scure si è abbattuta sulla nostra economia, imprevista ed imprevedibile, ciononostante, ed ancora una volta, la reazione del mondo imprenditoriale è stata immediata e, grazie alla solidità delle nostre aziende, stiamo mantenendo vive le attività. Vorremmo che cosi come noi abbiamo fatto la nostra parte, anche il Governo faccia altrettanto, penso ad una riforma fiscale "seria" accompagnata da una altrettanto "seria" attività di sburocratizzazione e lo sviluppo di una politica industriale in grado di rilanciare la competitività del nostro Paese". Questa la dichiarazione di Marco Picca, Presidente Federlazio Latina. "La fotografia scattata dall'indagine rileva un quadro che si poteva facilmente immaginare. Gli imprenditori, però, stanno reagendo ridisegnando, in alcuni casi, la propria attività. Nonostante il crollo del fatturato, tra l'altro, stanno investendo in tecnologia digitale ed in sicurezza. Bisogna rafforzare questo sforzo con aiuti immediati e concreti che possano adeguatamente supportare e rilanciare il sistema economico". Questa la dichiarazione del Direttore di Federlazio Latina, Claudio Malagola.