Sarà uno spazio dedicato a persone diversamente abili, un luogo, simbolico, di rinascita sociale realizzato dentro uno dei beni confiscati ad Ernesto Bardellino e che mai si è riusciti a convertire. Per paura, perché non c'erano soldi, perché nessuno ci è voluto ad andare ad abitare, proprio lì a due passi da dove ancora vive Bardellino medesimo. Sia come sia, adesso con una piccola somma stanziata dalla Regione Lazio, pari a 62mila euro, uno degli appartamenti verrà ristrutturato e diventerà spazio aperto ad attività sociali per disabili e le loro famiglie. Già nel 2013 si tentò di riutilizzare parte degli immobili della famiglia Bardellino di via don Sturzo come alloggi provvisori per nuclei familiari in difficoltà o sfrattati. Nessuno accettò di trasferirsi lì e d'altro canto la storia stessa dell'acquisizione dei beni è stata lunga e travagliata, costellata di ritardi certe volte sospetti. Il progetto che riparte ora da una delle case confiscate in via Giorgio La Pira ha il sapore della speranza, «Abitare la vita» si chiama. Il Comune ha appena affidato i lavori di restyling con una determina dirigenziale che riguarda, appunto, la manutenzione di uno dei tre appartamenti divenuti patrimonio pubblico nel 2008. Si tratta della porzione di un complesso immobiliare più ampio di via La Pira, appunto,

«Fino ad oggi non è stato mai possibile utilizzarli - dice il sindaco, Paola Villa - perché completamente distrutti prima che passassero dal sequestro alla confisca definitiva».

Il primo intervento in ordine temporale su quella quota di immobili risale a gennaio 2005, con il sequestro operato dal Ros dei carabinieri, seguito alla ricongnizione dei beni intestati esclusivamente ad Ernesto Bardellino o comunque a lui riconducibili. Gli appartamenti progressivamente soggetti ad espoliazione in quella parte della città sono quattro, attigui ad un altro rimasto nella disponibilità della famiglia di Ernesto Bardellino che risiede a Formia dagli anni Ottanta, periodo coinciso con la sconfitta del fratello, Antonio, fondatore del clan dei casalesi. La scalata dentro al clan da parte prima di Francesco Schiavone e poi delle frange emergenti ha in qualche modo lasciato in ombra il nome dei Bardellino che, però, hanno conservato a Formia l'allure che è stata alla base del mancato utilizzo dei beni confiscati (almeno fino al 2012). I quali sono, peraltro, solo una piccola parte dell'immenso patrimonio di immobili della stessa natura presenti a Formia e appartenuti ad altri esponenti di calibro elevato quasi quanto quello dei Bardellino. Lo stabile più importante (inutilizzato e inaccessibile) resta il complesso turistico Marina di Castellone; si trova nel cuore della città, era dell'avvocato Cipriano Chianese, l'inventore del ciclo illegale dei rifiuti in Campania.