Dopo quasi 60 anni di attività Ivo Simeoni, storico sarto di Aprilia, va in pensione. Sabato infatti è stato l'ultimo giorno nel negozio di via Piave per l'energico artigiano, classe 1937, che dopo una vita di lavoro, di sacrifici ma anche di passione ha deciso di godersi il meritato riposo. «L'artigiano è un bel lavoro, per me è stato un piacere fare questo mestiere».

Un giorno speciale celebrato anche dal sindaco Antonio Terra, che a nome dell'amministrazione comunale si è recato personalmente in sartoria per consegnare all'uomo due regali: un manufatto dell'associazione Solidarte e un'opera del maestro Massimiliano Drisaldi, una litografia raffigurante San Michele Arcangelo. «Questa è un'opera che di solito regaliamo - ha detto il sindaco - ai cittadini che si sono distinti maggiormente, come nel caso di Ivo». Un gesto molto apprezzato dal commerciante e dai suoi familiari (con lui erano presenti 2 dei suoi 3 figli).

Ma la giornata è stata soprattutto l'occasione per una lunga chiacchierata sulla sua vita professionale, che si interseca con i ricordi di gioventù, la guerra e la ricostruzione del Paese. Originario di Cisterna, Ivo Simeoni è l'ultimo di tre fratelli, gli altri due meccanici. «Durante la guerra subito dopo lo sbarco di Anzio - ricorda - siamo scappati a Borgo Flora, perché restare a Cisterna era pericoloso: c'erano i bombardamenti». Nelle botteghe di Roma ha imparato il mestiere, poi il trasferimento ad Aprilia dove, nel marzo 1961 ha aperto la sua sartoria. Un anno prima il matrimonio con Angela, sua fedele compagna di viaggio nella vita e nell'attività professionale. Il primo negozio è stato aperto in via Meucci, poi circa 15 anni fa il trasferimento in via Piave. Di fede laziale, non manca di scherzare anche nell'ultimo giorno di lavoro: «Ai miei figli - dice - ho provato a insegnare il mestiere di sarto da bambini, nessuno però ha avuto la mia manualità».

In compenso i figli però hanno studiato e si sono tutti laureati, se ciò è stato possibile è soprattutto grazie al lavoro di Ivo e della moglie. Certo, oggi i tempi sono diversi: alcuni antichi mestieri come il sarto o i calzolaio stanno scomparendo: colpa della globalizzazione o crisi di vocazione? Per l'artigiano si tratta di un mix di fattori. «La crisi di vocazione c'è, oggi quando un ragazzo arriva in una bottega la prima cosa che chiede è: ‘Quanto mi dai'? Io per anni - ricorda - ho fatto la gavetta senza prendere nulla, oggi però sono cambiati i tempi e con un attimo si cambia lavoro. Ma in questa professione è fondamentale imparare il mestiere, impararlo anche con gli occhi e aggiornarsi, perché la moda cambia di anno in anno. Certo, nel corso di questi anni sono uscite un sacco di leggi, adesso per aprire un'attività ti chiedono subito di pagare ed è quasi impossibile mentre ai miei tempi avevi 5 anni per pagare le tasse comunali, così eri maggiormente avviato e potevi saldare». Perciò sarebbe utile avere leggi o bandi per preservare questi lavori. «Sarebbe una cosa utile - conclude - per tutti se lo Stato aiutasse i giovani che intraprendono questo mestiere, magari sovvenzionandoli».