Ci sono «traumi» economici che durano anni, apparentemente scompaiono e poi ritornano. E' il caso della nefasta stagione delle quote latte che, applicata al settore caseario della provincia di Latina, ha provocato la chiusura definitiva di decine di aziende zootecniche e della trasformazione. Delle quali dopo un po' nessuno si è più occupato ma che ancora oggi, a venticinque anni di distanza, lasciano schegge dentro atti giudiziari e dell'Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea).
E succede che una piccola causa amministrativa come quella che si è appena conclusa davanti al Tar riporti sotto gli occhi di tutti cosa può significare la fine di un settore economico. Un imprenditore agricolo, R.C., che ormai esercita un'altra professione, nel 2019 si vede notificare da Agea una cartella per l'importo di 125mila euro da pagare entro cinque giorni lavorativi per una contestazione sulla dichiarazione delle quote di latte prodotto per le campagne di produzione degli anni dal ‘95 al ‘98 e per le quali erano state concesse compensazioni con contributi comunitari negli anni 2004-2005. In pratica a metà degli anni 90 fu modificata la normativa comunitaria sulle produzione del latte ed entrò in vigore la cosiddetta «compensazione nazionale», operazione che consentì a molte aziende del nord di rimanere aperte mentre piccole e medie realtà zootecniche del centro sud vennero penalizzate perché bastava pochissimo a sforare la quota di produzione.
Per tale ragione all'inizio degli anni duemila si ebbe una compensazione tramite contributi comunitari. All'esito di riscontri l'Agea ha però contestato le compensazioni e in questo modo una parte dei produttori di latte pontini si è trovata doppiamente esposta. Le cartelle di Agea sono state impietose ed altissime. Va detto che nel frattempo decine di aziende lattiero-casearie della provincia hanno chiuso i battenti, strette tra gli effetti delle quote latte e il prezzo sempre più basso della produzione alla stalla. E', nei fatti, ridotta al minimo anche la filiera della trasformazione. L'esito del ricorso specifico dell'imprenditore agricolo di Latina è confortante perché il ricorso contro la multa di Agea è stato accolto. E sono i motivi della sentenza a rendere «giustizia» in una storia per altri versi molto amara. Nella contestazione si affermava che le quote latte dichiarate fossero «false», in pratica si sosteneva che la produzione fosse stata superiore per dribblare le norme comunitarie e anche (in seguito) per avere più contributi. Il ricorrente ha eccepito che nessuna indagine penale aveva mai accertato l'esistenza di una truffa sulle quote latte in questa zona e comunque non sull'impresa specifica.
Di contro Agea non ha mai consegnato ai giudici la relazione che pure era stata chiesta circa l'applicazione specifica delle multe. Nel racconto che emerge dagli atti giudiziari si comprende meglio perché un'intera filiera e relativa tradizione (con annessi posti di lavoro) è stata così ridimensionata nel giro di venti anni o poco più.