Chi non vuole il palazzetto privato sul terreno delle suore Alcantarine dove doveva sorgere un asilo? Difficile dirlo. Certo è che ad un anno esatto dalla conferenza di servizi che riconosceva il diritto dei costruttori ad ottenere la concessione arriva una nuova sentenza del Consiglio di Stato che cerca di mettere pace tra le parti, ossia tra il Comune e i richiedenti il permesso a costruire, cioè Angelo Polizzi, Cinzia Pepè Sciarra e Jamila Campagna.
Questi ultimi avevano chiesto il giudizio di ottemperanza della prima sentenza che dava loro ragione ma nel frattempo il Comune ha chiesto ulteriori chiarimenti e integrazioni. E il braccio di ferro è andato avanti. Con una tregua. Per ora i proprietari del terreno prendono atto della volontà dell'ente di rilasciare la licenza a costruire, mentre sullo sfondo rimane la maxi richiesta di risarcimento del danno subito a causa del ritardo accumulato sin qui e già quantificato in un milione e mezzo di euro. Se si guarda alla genesi, pressoché incredibile, di questa vicenda emerge che la possibilità di realizzare il palazzo era ormai chiara da tempo e che tutti i tentativi di rinviare la concessione si stanno rivelando inutili. Il terreno, da sempre edificabile, è figlio di un curioso seppur legittimo mutamento nella proprietà e poi della destinazione della costruzione.
Angelo Polizzi, Cinzia Pepè Sciarra e Jamila Campagna hanno acquistato il terreno da un Istituto religioso che aveva sempre detto di voler costruire in quella zona della città un complesso di servizi per la scuola dell'infanzia. L'area fu ceduta 50 anni fa dal Comune di Latina all'Ordine delle Suore Alcantarine perché, appunto, vi realizzassero un asilo nido e una struttura polivalente educativa per i bambini. Questo obiettivo non solo non è stato mai raggiunto ma nel corso del tempo è definitivamente scomparso per far posto al progetto attuale che riguarda un normale insediamento civile.
In seguito l'istituto religioso ha venduto agli attuali proprietari e quell'area, ceduta alle suore con uno scopo preciso, è diventata improvvisamente, ma senza violazioni, libera da qualunque vincolo, incluso quello originario. A giugno del 2012 i nuovi proprietari presentarono al Comune un'istanza finalizzata ad ottenere il permesso a costruire. Domanda ritenuta inammissibile dal Comune di Latina; decisione impugnata al Tar che prima accolse la domanda cautelare con sospensione degli effetti della Conferenza, poi rigettò il ricorso. Il tempo trascorso tra il 2012 e il 2019 (a dicembre dello scorso anno è arrivato il primo via libera dell'ente) è alla base della richiesta di risarcimento. Aver aspettato così tanto prima di dare corso a quella che sembrava dal primo momento un'istanza legittima è stato probabilmente l'errore che ha condotto fino alla sentenza pubblicata ieri mattina dal Consiglio di Stato, nella quale i proprietari dell'area riconoscono che l'ente ha espresso parere favorevole ma non accennano minimamente ad alcuna rinuncia al risarcimento già incardinato anch'esso in sede giudiziaria. C'è un piccolo dettaglio finale che non entra nel contenzioso in essere: l'asilo non verrà mai più costruito, non in quell'area, non dai privati e nemmeno dall'amministrazione, la quale se vorrà realizzare una struttura educativa pubblica aggiuntiva alle esistenti dovrà trovare spazi altrove.