La chiameremo Angela anche se il suo vero nome è un altro: è una delle tre dipendenti del Park Hotel che due settimane fa si sono rivolte al sindacato UilTucs esponendo una storia che ha molto a che vedere con l'economia grigia che funziona e tanto in provincia di Latina.

Ha un contratto a chiamata perché fare le pulizie in albergo, questa è la mansione di Angela, è un lavoro che dipende dall'andamento delle presenze, in qualche modo è considerato un lavoro flessibile. Angela si presenta con la sua busta paga di «cameriera ai piani» di settembre e ottobre 2020, con una retribuzione pari a zero perché risulta che ha lavorato zero ore. Ne ha anche altre, pure quelle a zero. La vicenda delle donne delle pulizie del Park Hotel ha fatto più scalpore di decine di altre simili perché la struttura appartiene alla famiglia dell'assessore alle attività produttive, un ufficio che, in fondo, è garante di un intero settore.

Ma è ciò che la storia sottende a lasciare l'ennesima scia di amarezza: Angela stava, come le sue due colleghe contrattualizzate e quella in nero, dentro una chat di servizio, dove tutte ricevevano indicazioni su come organizzare la pulizia dell'hotel e ce ne sono alcune che portano date incompatibili con una busta paga a zero ore. La prova che ha lavorato nei periodi in cui formalmente non è esistita. L'assessore Simona Lepori, come si sa, ha già chiarito che la gestione dell'hotel è affidata ad un suo familiare da quando è impegnata nell'ambito dell'amministrazione. Questa vicenda, se la si guarda da vicino, è troppo simile a centinaia di altre per essere risolta solo con uno scandalo politico. Angela è la punta di un iceberg di lavoro irregolare che si poteva anche risolvere con una mediazione. Alcune settimane fa infatti c'è stato un incontro tra una delegazione dell'azienda e quella che rappresenta le lavoratrici per tentare di sanare le violazioni pregresse e arrivare ad un contratto di emersione dal lavoro irregolare, con l'applicazione di contratti di categoria a termine. Trattativa poi non andata a buon fine e così è cominciata una vertenza amara per Angela e le altre «cameriere ai piani», scomoda sul piano politico ma forse, al di là di tutto, utile per guardare fino in fondo dentro al mondo del lavoro dei servizi privati, nel settore del turismo e del commercio e vedere cosa è accaduto al tempo del covid, quando l'economia sembrava paralizzata.

Invece andava avanti con «sacrifici» dei lavoratori, qualcuno più sacrificato di altri. La Uil Tucs ha chiesto all'Ispettorato del lavoro accertamenti su questi casi specifici delle cameriere ai piani ma ha anche aggiunto che sussiste la necessità di attuare un piano di verifiche in tutto il comparto dei servizi privati e di analizzare i contratti anomali, quelli che appunto risultano palesemente incongruenti con la tipologia di attività. Il settore alberghiero è una di queste, è un segmento che ha rallentato moltissimo ma non si è mai bloccato completamente e qualcuno lo ha dovuto per forza mandare avanti. L'ultima prova mostrata da Angela aggiunge tasselli: una busta paga con ore lavorate lei ce l'ha ed è quella di aprile 2020, il mese in cui, a causa del covid, si poteva circolare solo per lavoro e con autocertificazione, dunque ogni volta che usciva di casa equivaleva, per forza, ad ore lavorate.