All'epoca della cosiddetta "prima ondata" dell'emergenza sanitaria, di fatto dieci mesi fa, erano considerati alla stregua di veri e propri "eroi" per i rischi che correvano nei reparti più sensibili degli ospedali attrezzati nella guerra al SARS-CoV-2, responsabile del Covid-19. Oggi, nonostante l'apprezzamento e la stima di tanti, medici, infermieri, operatori socio sanitari e ausiliari, sono comunque passati in secondo piano nel contesto della pandemia. E con i problemi di sempre, fatta eccezione per i dispositivi di sicurezza personali che, per fortuna, in questa "seconda ondata", sono garantiti in numero sufficiente rispetto ai primi mesi di battaglia.

Una delle problematiche che non si è riusciti a risolvere nonostante concorsi e contratti più o meno a termine, è quello relativo al personale impiegato, ancora limitato in un'emergenza che avrebbe bisogno di molte più forze in campo anche alla luce dell'aumento dei contagi e dei ricoveri. L'ospedale Santa Maria Goretti di Latina, in questo senso, non fa certo eccezione. Anzi, la questione mai risolta in maniera soddisfacente del personale carente se la porta dietro già da quando la Regione Lazio inserì il presidio del capoluogo pontino tra i nove Hub Covid. «Qui al Goretti il vero nodo resta l'organico ridotto rispetto alle esigenze - hanno spiegato ieri alcuni degli infermieri più esperti dei reparti più a rischio nella lotta al Covid -. Facciamo fatica, infatti, ad organizzare e gestire i turni di lavoro. Per il nostro numero ridotto non abbiamo potuto godere di ferie nemmeno nel periodo natalizio. Insomma, la coperta è sempre troppo corta, mentre per reggere bene l'urto che prevede un turno, e che noi copriamo con sette o otto unità, ce ne vorrebbero almeno dieci. Senza calcolare che alcuni di noi sono tolti ai reparti e chiamati anche fuori per effettuare tamponi e vaccini. Così come va ricordato che il piccolo gruppo di neoassunti su cui possiamo contare va prima formato».

Nel frattempo, però, un'arma in più è arrivata, e porta la forma dei flaconcini di vaccino. Al momento si stanno completando le somministrazioni delle prime dosi al personale che verranno seguite, a distanza di 21 giorni, dalle seconde iniezioni: «Solo dopo la seconda dose potremo considerarci coperti dal vaccino, immunizzati - hanno sottolineato gli infermieri dei reparti Covid del Goretti -. Per fortuna nessuno, finora, ha accusato effetti indesiderati. Ma per noi, che dobbiamo comunque svolgere il nostro lavoro ben protetti, non è cambiato molto: siamo coscienti di operare in reparti sensibili».
Per gli addetti ai lavori l'incidenza del Covid non è mutata se non per il fatto che i pazienti sono più consapevoli della pericolosità del virus: «Noi ci limitiamo a seguirli nella gestione della degenza e ad aiutarli, di più rispetto al passato, per i contatti con l'esterno che, grazie alle tecnologie, non sono un problema. Molte videochiamate le fanno con i nostri telefoni. L'aspetto psicologico, per persone che sono di fatto prigioniere, è fondamentale. Cercano conforto».