Un'idea positiva e innovativa, ma proprio questi punti di forza rischiano di remare contro un'iniziativa che stenta a decollare, in una città dove la mobilità sostenibile è ancora un miraggio e dove l'uso dei monopattini elettrici è ancora molto limitato. Ieri è stato il primo giorno effettivo per il servizio di sharing di monopattini elettrici, gestito dalla Bird Ride Italy e lanciato dall'amministrazione comunale attraverso una conferenza di presentazione che si è tenuta venerdì scorso in piazza Roma.

Nella giornata di ieri, coincidente con il taglio del nastro per l'iniziativa, solo una manciata di utenti ha pensato di usufruire del servizio diffuso in tutto il centro. Un successo parziale fisiologico del resto, trattandosi di un servizio nuovo e ancora poco conosciuto dagli utenti, lanciato per altro in un giorno lavorativo e al principio di una settimana inaugurata dal passaggio della Regione dalla zona gialla alla zona arancione, quindi con una ridotta possibilità di spostamento. Eppure, almeno stando al giudizio di alcune attività che operano nei pressi dei punti di sosta e consegna dei veicoli, la comunicativo.

A lamentare l'assenza di informazioni che, senza troppo sforzo, potrebbero agevolare la fruizione dei servizi da parte dell'utente, il titolare del bar della stazione centrale, divenuto il punto di riferimento per i pendolari da quando a ottobre la biglietteria non è più in servizio e chi si sposta per motivi di studio o lavoro verso la Capitale, ha trovato un appoggio solo presso le attività circostanti anche solo per avere informazioni precise sui treni in arrivo. «Questa mattina – spiega il signor Pino – alcune persone si sono rivolte a me incuriosite, notando il punto di noleggio, per chiedere di cosa si trattasse e soprattutto come funziona. Peccato che non ho potuto aiutarli, in quanto nessuno – né la società né l'amministrazione – ha pensato di informarmi di quella che pure è una bella novità. Ho dovuto chiedere alla Polizia Locale per riuscire a capire di cosa si trattasse. Eppure se fossi stato in qualche modo coinvolto o informato, volentieri avrei dato una mano. Del resto lo facciamo da mesi: non siamo una biglietteria eppure costantemente siamo diventati un punto di riferimento per i pendolari che ogni giorno passano per la stazione, parliamo di migliaia di persone. Prima con il lockdown, poi da ottobre con l'ultimo bigliettaio che è andato in pensione, la biglietteria è chiusa. Noi non lavoriamo con le Ferrovie dello Stato, ma a nessuno abbiamo mai negato un'informazione, volentieri diamo una mano e siamo diventati un po' il punto di riferimento per questa fiumana di persone, perché so cosa significa non avere un appoggio. Un lavoro che non viene preso in considerazione, ma noi non ci siamo mai tirati indietro».

Malgrado la tiepida partenza, la speranza è che a breve il servizio possa prendere piede in città, un traguardo che migliorando i piccoli difetti di comunicazione con il tessuto sociale e quindi verso il fruitore finale del servizio, sarà certo più facile da raggiungere.