Nel vuoto decisionale che a dispetto di mesi di riunioni e incontri ufficiali si è trascinato dietro la mancata individuazione di un'area del territorio provinciale nel quale collocare un impianto di discarica di rifiuti trattati, primo passo in direzione della sbandierata autonomia del ciclo dei rifiuti, c'è la rappresentazione fedele dell'inconcludenza della politica locale, tutta senza eccezione alcuna, incapace da sempre di prendere di petto e affrontare la questione dei rifiuti che i cittadini producono e per smaltire i quali gli stessi cittadini pagano un prezzo, in termini economici sulle bollette e in termini ambientali.
Anziché adoperarsi già a suo tempo per migliorare le condizioni di quel sito e contestualmente indennizzare, ma sul serio, i residenti a ridosso degli impianti, politici e amministratori di turno hanno insistito sul tasto della chiusura delle discariche di Borgo Montello, senza mai avere una soluzione alternativa a portata di mano. Sono del resto sempre stati consapevoli, politici e amministratori, che mettere la parola fine all'esercizio delle attività in via Monfalcone avrebbe comportato l'apertura di un nuovo fronte di scontro con la popolazione di un eventuale sito alternativo. Mai nessuno si è spinto a spiegare alla gente di Montello e dintorni che nessuno verrà mai a spostare milioni di metri cubi di rifiuti dal luogo dove sono stati accatastati per decenni, all'inizio senza alcuna forma di cautela o protezione, poggiati a crudo sul terreno, e che è preferibile avere un impianto del genere in esercizio e in mano ad un'azienda che ne sia anche responsabile, piuttosto che chiudersi i cancelli alle spalle e lasciare che quelle colline fermentino negli anni senza controllo.
Chi opportunamente invoca la bonifica, non può non sapere, e se lo sa non può non tenerne conto, che la spesa per quel tipo di intervento sarebbe volentieri sostenuta da una gestione attiva e permanente, con prospettive industriali, e mai da un ex.
Le sorti di Ecoambiente, cui è stato impedito di realizzare un impianto di Tmb imponendo la bonifica prima di avviare qualsiasi altro cantiere, confortano questa tesi. Il risultato? Le discariche sono sempre lì, l'impianto di trattamento non c'è, e i cittadini pagano le spese di trasporto per spostare i propri rifiuti indifferenziati fino ad Aprilia, regalando al Comune di Aprilia il doveroso benefit ambientale previsto per chi ospita quel tipo di impianti. Che poi la politica sia la stessa a Latina e ad Aprilia, e che il benefit ambientale non arrivi nelle casse del Comune, questo è un altro paio di maniche, anche se dello stesso cappotto.
Dall'estate scorsa, da quando la Regione Lazio ha cominciato a sollecitare la Provincia e i sindaci pontini ricordando che una sentenza del Tar impone l'individuazione di un sito dove stoccare i resti del ciclo di trattamento dei rifiuti che attualmente avviene ad Aprilia, il Presidente Medici e i sindaci dei Comuni hanno finto di adoperarsi per trovare una soluzione. In realtà hanno semplicemente tergiversato, parlando di Ato dei rifiuti e di autonomia del ciclo di produzione e smaltimento, in attesa che la Regione Lazio, malgrado i ripetuti ultimatum, si sostituisse nella scelta del sito dove stoccare i rifiuti trattati.
Insomma, hanno percorso la stessa linea seguita per borgo Montello: rinviare per non decidere, per non dover affrontare il problema.
E a decidere, manco a dirlo, è arrivato il Tar del Lazio, sezione di Roma, con la nomina di un Commissario ad acta che entro i prossimi 90 giorni dovrà stabilire dove posizionare (in provincia di Latina) il sito per ospitare l'impianto per i residui di Tmb.
Il risultato di questa lezione di politica nostrana è paradossale: un burocrate romano verrà ad imporci di fare quello che non sappiamo fare da soli malgrado gli strumenti conoscitivi del territorio a nostra disposizione; tra pochi giorni in Regione una conferenza dei servizi potrebbe autorizzare la prosecuzione della gestione industriale della discarica di Borgo Montello; i Comuni della provincia di Latina continueranno a pagare le spese di trasporto per portare i rifiuti indifferenziati ad Aprilia per il trattamento meccanico biologico; il Comune di Aprilia continuerà a non introitare i benefit ambientali che i Comuni e i rispettivi cittadini anticipano all'azienda che effettua il servizio.
Un'altra conferenza dei servizi potrebbe decidere, ammesso che non sia il Commissario ad acta a farlo, di scegliere La Cogna ad Aprilia come sito dove impiantare la nuova discarica di inerti. Se l'obiettivo doveva essere quello di gettare le basi per gli scenari futuri della gestione del ciclo dei rifiuti in provincia di Latina, il risultato è disastroso.
A proposito, oggi il Presidente della Provincia i sindaci pontini si riuniscono per scegliere i siti dove sistemare i nuovi impianti per i rifiuti e ne daranno comunicazione alla Regione Lazio. Come volevano fin dall'inizio, sono arrivati con un paio di giorni di ritardo. Da decenni, da destra a sinistra, l'intera rappresentanza politica del capoluogo pontino si ostina a prendere in giro la comunità delle zone limitrofe alla discarica di Borgo Montello, promettendo quello che nessuno, né ieri né oggi, è in grado di promettere. Cioè di far sparire da via Monfalcone le colline artificiali che nascondono la memoria di sessant'anni di storia, non soltanto ambientale, dell'intera provincia.