Il fatto che il progetto della Roma-Latina sia cambiato non incide sull'ottemperanza che ha riguardato l'affidamento del precedente. Con una severa sentenza pubblicata ieri, la quinta Sezione del Consiglio di Stato accoglie il ricorso del Consorzio Sis e impone alla società responsabile dell'opera, ossia Autostrade per il Lazio, di dare esecuzione alla precedente sentenza, quella del 2018, con la quale, come si sa, furono «annullati gli atti della procedura ristretta per l'affidamento in concessione delle attività di progettazione, realizzazione e gestione del Corridoio intermodale Roma–Latina e collegamento Cisterna–Valmontone, di cui al bando di gara di Autostrade del Lazio spa pubblicato il 19 dicembre 2011 e successiva lettera di invito del 10 aprile 2014». Il resoconto del procedimento che ha portato a questo risultato piuttosto prevedibile è il racconto, a tratti surreale, di cosa è accaduto tra le parti in causa.

Ossia: il Consorzio Sis ha chiesto di applicare la sentenza del 2018 e ripetere i passaggi annullati; il Ministero delle Infrastrutture ha detto che era legittimata solo Autostrade per il Lazio a stare nel giudizio; Autostrade per il Lazio ha fatto rilevare che nel frattempo il progetto era cambiato e che dunque il giudizio di ottemperanza andava ad attuare qualcosa che poi era stato modificato. Tre anni fa l'annullamento aveva prodotto quale primo risultato che l'illegittimità accertata sull'attribuzione dei punteggi aveva portato all'annullamento della gara in favore del Consorzio Sis, poiché ci sarebbe dovuta essere un'altra gara avente come base il segmento della precedente risultato illegittimo. Solo che, come afferma la sentenza pubblicata ieri, «la stazione appaltante non ha dato seguito a quanto dovuto», di fatto eludendo un dispositivo giudiziario.