Sono esattamente come quelli che sfruttano le prostitute: vivono del lavoro altrui e non esitano a disprezzare chi gli garantisce la sopravvivenza. Storia vecchia come il mondo, che inevitabilmente non poteva non perpetuarsi, non senza un tocco di belletto come si addice a tutti i parvenu di ogni latitudine, anche nell'ambiente dove sguazzano i giornalisti, proverbialmente dediti al meretricio. E mentre i giornalisti battono, tanto per usare un linguaggio confacente ai papponi, i nuovi maestri della professione agiscono senza mai sporcarsi le mani, e nemmeno le suole delle scarpe. Da casa loro, con l'inseparabile pc, vivono in connessione perpetua con i siti ufficiali e con i giornali ufficiali, rubano e rapinano notizie dovunque possono e le ripropongono come fossero cosa loro, ovviamente senza mai citare la fonte nella quale si sono abbeverati. Certo, sarebbe imbarazzante leggere ogni volta, sotto ciascuna notizia diffusa, che la provenienza è ora di questo ora di quell'altro mezzo di informazione. Così, per non fare torto a nessuno fanno finta che la merce che vendono sia tutta farina del loro sacco. In realtà, grazie all'abbonamento online sottoscritto da papà con Latina Oggi o con altre testate, trascorrono le giornate a setacciare gli archivi del giornale e a ricostruire storie cittadine, a volte anche con buoni risultati, ma senza mai soffermarsi a considerare che quello che stanno facendo è sempre a metà strada tra il plagio, il furto dei diritti d'autore, e la rapina in piena regola. Perché quando per appropriarti di una cosa che non è tua ti servi della violenza, anche quella verbale, lì sei nel campo della rapina. Avete presente Latina Tu, il sito dove spadroneggia Bernardo Bassoli? Ecco, quello è uno dei diversi prototipi del luogo dove prospera il sistema dello sfruttamento del lavoro altrui. Quel sito, e non è il solo, non è una testata giornalistica ma ha la presunzione di fare giornalismo; quel sito non ha un dipendente, ma ha l'ambizione di essere un giornale; quel sito non ha un direttore, ma ha la pretesa di essere responsabile. In realtà non è nessuna di tutte queste cose, perché un giornale ha dei dipendenti, assunti con regolare contratto e per i quali vengono corrisposti i dovuti contributi, ed è strutturato in una redazione fatta di gente che ogni giorno va a lavorare per cercare notizie, consultare fonti, verificare quello che si è appreso, partecipare a eventi pubblici che poi dovranno essere raccontati ai lettori. Un giornale, per esistere, deve essere stampato da una tipografia che si fa pagare un determinato prezzo, di un distributore che porti le copie in ogni angolo del territorio di cui quel giornale si occupa, e di una rete di edicolanti che venda il giornale. Insomma, si può dire che attorno a un giornale, qualunque giornale, ruota un'intera economia. Per Latina Tu e per tutti i siti che vivono parassitando le energie e l'ingegno altrui, tutto questo non vale: non hanno bisogno di un tipografo, né di un distributore e nemmeno di un solo edicolante. Paradossalmente, non hanno bisogno neppure di un giornalista, almeno fino a quando esisteranno altri che fanno il lavoro di cui questi siti si nutrono. Avrebbero invece bisogno di una guida e di una deontologia di cui non dispongono, come testimonia il brutto incidente di qualche giorno fa, quello della foto del ragazzo morente su una panchina dopo essere stato accoltellato da un coetaneo. Diciamo pure che nel vuoto normativo che consente a chiunque di fare e disfare con l'opera altrui, e nella più totale mancanza di interesse da parte di qualsiasi istituzione, ordini e sindacati dei giornalisti compresi per questo genere di vicende, abbiamo finito per assuefarci a questo stato di cose e a sopportare di essere quotidianamente vittime del furto del nostro lavoro, che grazie a dio ci tiene ancora occupati e ci distrae dagli accidenti quotidiani. Ma la protervia mostrata da questi lestofanti da strapazzo, quando si mettono pure a fare la morale, è davvero insopportabile.
Non hanno mai frequentato una periferia, non hanno mai affrontato un delinquente, non hanno mai provato il senso di impotenza di fronte a un cadavere ancora caldo, non hanno mai ascoltato il disagio di chi è vittima di una dipendenza, non hanno mai cercato di comprendere cosa spinga un ragazzo a prendere una scorciatoia per affermarsi nella vita, non hanno mai varcato da ospiti il portone di una galera né hanno provato a farsi raccontare l'esperienza di una detenzione (e se gli è capitato fanno finta di averlo dimenticato), però sono sempre pronti a giudicare tutte queste cose dall'alto della loro superbia moraleggiante.
Continuino pure a giocare a fare i giornalisti mettendo insieme le notizie raccolte dagli altri, e se proprio non ce la fanno ad andare a lavorare perché papà glielo consente, almeno cerchino di non dare fastidio a chi comunque un tozzo di pane se lo guadagna per strada, a battere dalla mattina alla sera. Almeno questo, Latina Tu, e non solo tu, ma anche il resto della combriccola mediatica abusiva