Sembrava essere l'exploit del commercio on line la peggiore notizia del 2021 per gli operatori del settore, invece la vendita di uno dei più famosi e grandi supermercati della città riporta un po' tutti alla vita reale. Il giorno seguente l'annuncio del gruppo Pam Panorama della cessione del ramo d'azienda del punto vendita di Latina Fiori è quel luogo, che da solo, parla. E racconta di un'epopea commerciale cambiata per sempre. Quando fu inaugurato, ormai più di venticinque anni fa, il complesso Latina Fiori era il più grande della provincia, realizzato sul modello dei centri commerciali in voga in quel momento, ossia con un grande ipermercato alimentare e una serie di altri esercizi attorno
. Non in un'area industriale riadattata, come nella gran parte degli altri casi, bensì in un quartiere in via di sviluppo trent'anni fa, anzi un pezzo di città nato per essere il centro direzionale di Latina, cosa che non fu mai davvero. Quel centro commerciale è stato molto imitato: alcuni anni più tardi è sorto con la medesima filosofia «Le Torri» poco distante e progetti per aperture simili sono tuttora in corso, nonostante proprio quanto sta accadendo a Panorama indichi che forse un'epoca è finita e una diversa si sta aprendo. Per restare alla vicenda specifica, il nodo più importante nella vertenza che si è appena aperta tra il gruppo Pam e i lavoratori (per essi i sindacati) riguarda l'assetto della superfice di vendita, troppo estesa se si confrontano gli standard di altri marchi presenti in città, un po' «persa» dentro quel grande contenitore che è il centro commerciale Latina Fiori, peraltro chiuso in questi lunghi mesi di pandemia e «schiacciato» dentro una rete fatta di molte altre offerte similari ma più piccole e agevoli.
Per alcuni anni dopo l'avvio del centro Latina Fiori si è discusso in città di quale potesse essere il vero destino di quel quartiere. Si era puntato su un rilancio con la realizzazione della vicina cittadella giudiziaria che, anche da sola, avrebbe potuto restituire a tutta la zona l'originaria identità di area servizi. Ma proprio la cittadella si è trasformata nella scommessa peggiore: è un rudere tra le case private, i negozi e il verde dei parchi. Nel complesso urbanistico che include il centro, ma non solo, si sono trasferiti molti servizi privati o semiprivati, come la società Acqualatina, alcuni caf, la sede centrale e amministrativa della Asl rispecchiando in parte la destinazione originaria. Dal punto di vista strettamente sindacale, si sa già che in luogo del marchio Panorama, che per quel punto vendita verrà ceduto, subentrerà un'altra catena alimentare meno famosa ma in grado di mantenere l'attuale livello occupazionale, a patto di una revisione del costo di affitto che, al momento, appare una delle cause della scelta di cedere l'ipermercato. Sui costi degli affitti commerciali a Latina ci sono le prime avvisaglie di scontro anche nelle note di alcune associazioni di categoria di settore.
La crisi preesistente unita agli effetti della pandemia ha trasformato il costo di conduzione dei locali commerciali in un elemento di preoccupazione aggiuntiva. Infine c'è una valutazione ulteriore su quanto sta accadendo attorno al caso Panorama e riguarda le sorti delle altre realtà già oggetto di pianificazione, ossia i centri commerciali tuttora in costruzione, in fase di progettazione avanzata, in un caso addirittura già finiti. E' possibile che siano già «diversi» dalle strutture costruite negli anni 90 e pensate ancora prima. O è plausibile che vengano rivisti e corretti anche alla luce di ciò che è accaduto nell'ultimo anno. Di sicuro quella che appare «solo» come la crisi di un singolo supermercato è qualcosa di più e di diverso.