Si erano illuminati dieci giorni fa i teatri di Latina aderendo a una campagna nazionale che sensibilizzasse sulla riapertura dei luoghi di spettacolo dal vivo, colpiti da un anno di chiusure prolungate. Le luci dei teatri Cafaro e D'Annunzio sono state accese e le porte del D'Annunzio si sono finalmente riaperte, ma non per accogliere il pubblico o ospitare presidi come in altre città d'Italia, perché a Latina questo non è possibile.
La ragione è nota e dolorosa: queste strutture sono state chiuse molto prima della pandemia per essere messe in sicurezza, ma il Cafaro è abbandonato ormai in una zona grigia che dura da sei anni (senza interventi e senza cenni di attenzione) mentre il D'Annunzio, il gioiello nel cuore della città è oggi ancora una pietra grezza che non può risplendere. Il fatto è che si trascinano da anni per questa struttura lavori che si alternano alle prescrizioni dei vigili del fuoco per la Scia antincendio senza soluzioni in un botta e risposta infinito. Ora che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha firmato il nuovo Dpcm che prevede la riapertura delle sale il 27 marzo in zone gialle con posti a sedere preassegnati, nel rispetto delle norme di distanziamento, Latina, con i suoi attori, le sue compagnie, le sue associazioni, i suoi cittadini ancora una volta starà a guardare. E lo spettacolo non sarà dei migliori.
Stavolta però, c'è da dirlo, si è forse arrivati ad una soluzione definitiva nel lungo e complesso intreccio di norme da osservare e di inadeguatezze in sala da coprire. A seguito dell'annullamento della Scia e della richiesta di un nuovo progetto per l'adeguamento delle inosservanze evidenziate dai vigili, il Comune ha scelto infatti di tentare altre strade e di avvalersi dell'istituto della deroga che consente di sanare situazioni non altrimenti risolvibili prevedendo misure tecniche alternative in grado di garantire un livello di sicurezza equivalente a quello richiesto dai vigili del fuoco. Un provvedimento che si può adottare quando viene accertata la presenza di vincoli strutturali ed architettonici che non consentono di rispettare più punti delle disposizioni antincendio vigenti.
E' stato dunque elaborato un nuovo progetto, concordato con i vigili, tenendo conto dei vincoli strutturali e architettonici del Teatro comunale. La deroga può essere richiesta solo se esistono condizioni tali da non consentire l'integrale osservanza della normativa vigente e unicamente per aspetti di sicurezza antincendio. L'istanza di deroga è stata presentata a gennaio dal Comune al Comando dei vigili del fuoco, il quale la deve esaminare e, con proprio motivato parere, la deve trasmettere al Comitato Tecnico Regionale per la prevenzione incendi (CTR). Una volta ultimato questo passaggio- assicurano dal Comune - mancheranno ancora piccoli lavori. Lavori che però dovranno essere appaltati comportando tempi che non si prevedono così brevi. Forse per il prossimo autunno potrebbe arrivare l'agognato via libera ai sogni di gloria del D'Annunzio dopo più di cinque anni di attesa con annunci di riaperture a corrente alternata, una stagione partita tre anni fa e bloccata dopo due mesi, e un cantiere sempre aperto in via Carlo Alberto. Se veramente fosse l'anno della svolta il 2021 per il Palacultura dopo tanti anni, a quel punto bisognerebbe illuminare a festa tutti gli edifici pubblici, e non solo le sale teatrali. Ce lo meritiamo.