Ipogeo srl, il concessionario dei servizi cimiteriali, ha sbagliato il ricorso al Tar contro i canoni e si è visto respingere tutte le domande in quanto inammissibili. Per ora il Comune si «salva» dal pagare i due milioni di euro circa di risarcimento chiesti dalla società e resta valido l'invito formale a Ipogeo dall'astenersi dal chiedere i canoni e dal continuare con le dissepolture. Ma la partita è tutt'altro che terminata dopo la pubblicazione della sentenza del Tar di Latina. Il perché è deducibile dalle motivazioni stesse della sentenza scaturita dal ricorso proposto da Ipogeo a luglio 2020 e con cui impugnava una nota del dirigente del Settore lavori Pubblici, il quale in seguito ad una serie di interventi di varie associazioni dei consumatori, spiegava che l'amministrazione aveva «maturato il convincimento» che il regolamento applicabile alle sepolture anteriori al 10 maggio 2009 e quello per la concessione dei loculi fossero legati al regolamento cimiteriale vigente alla data del rilascio «non essendo il regolamento di gestione allegato alla proposta di project financing mai formalmente adottato dall'ente». Dunque non se ne poteva tenere conto, contrariamente a quanto stava facendo Ipogeo fino al 2020.
La nota del dirigente, però, datata marzo 2020, non era diretta alla Ipogeo, bensì alle associazioni dei consumatori che si lamentavano col Comune dei disagi. E per questo lo stesso dirigente invitava le medesime associazioni a comunicare ai rispettivi iscritti di non tenere conto degli inviti di Ipogeo a liberare i vecchi loculi né a versare il canone annuale del cosiddetto «mantenimento». La società Ipogeo ha chiesto l'annullamento di quella comunicazione dirigenziale invocando oltre che una serie di illegittimità anche il danno subito, calcolato in circa due milioni di euro. Il Tribunale ha ritenuto il ricorso inammissibile poiché la società non era destinataria della comunicazione, inviata appunto alle associazioni dei consumatori, le quali si sono anche costituite nel giudizio affianco all'amministrazione comunale. Il risultato sostanziale sta nella durata dei contratti: il dirigente autore della nota assume che le concessioni precedenti il 2009 hanno durata sessantennale, anche quelle prive di un contratto.
La Ipogeo, per quanto riguarda il regolamento, ricorda che questo era allegato agli atti del progetto di finanza approvato dal consiglio comunale, dunque non se ne può non tenere conto. A nulla invece vale l'eccezione della società in base alla quale la comunicazione fatta ai consumatori era priva di effetti poiché il Comune, rappresentato dall'avvocato Francesco Cavalcanti, ha depositato una diffida dello stesso tenore inviata ad Ipogeo a dicembre del 2019, quindi a prescindere dalle proteste delle associazioni. In quella comunicazione infatti si diffidava Ipogeo ad «interrompere immediatamente l'invio agli utenti delle richieste di versamento del canone di concessione d'uso per le sepolture i cui termini di validità risulterebbero scaduti ai sensi del Regolamento di gestione cimiteriale allegato alla proposta di project financing». Cosa succede adesso? L'invito del dirigente del settore lavori pubblici resta in vigore, mentre la vicenda di quale regolamento applicare è, in qualche modo, appesa ad un filo.