Il vento dei vent'anni spira forte oggi al porto di Terracina. Una brezza, o forse un'ebbrezza: quella di voler cambiare il mondo. È il progetto "Cambiavento", ideato da Lapo, Benjamin e Simone, tra i 20 e i 19 anni, che nell'anno della pandemia che costringe tutti dentro, hanno deciso di prendere il largo a bordo di un piccolo natante per circumnavigare l'Italia.

Proprio così. Quaranta tappe da Genova a Trieste, quaranta porti in cui fermarsi per parlare di mare, divertirsi, filmarsi, formarsi, e nella traversata raccogliere dati sui rifiuti marini. Lapo Salvatelli, romano di origine, padre skipper di lungo corso, in barca dice di esserci praticamente nato. «A 17 giorni ero a bordo, sono sceso a 3 anni». Sbarcato a Terracina con i genitori che hanno scelto di vivere a Campo Soriano, oggi studia violino jazz al conservatorio. Benjamin Werder, invece, arriva dai monti della Svizzera e la passione della vela l'ha coltivata a Terracina dove, come gli altri, è diventato istruttore. Simone Cervelloni è l'unico terracinese puro, studia alla Scuola del fumetto e il mare l'ha respirato in famiglia.

I tre sono la "TriEste Crew", gioco di parole che ne riassume la mission (il trio sbarcherà a Trieste con un natante "Este 24"). Salperanno a luglio, stanno preparando la barca, poi dovranno prepararsi loro. «Un'idea nata da un semplice viaggio, che poi si è trasformata in qualcosa di più» dice Lapo. La "Oxygene Sail", associazione di Lorenzo Salvatelli, papà di Lapo, Tommaso Cerulli e Riccardo Bianchini fornisce il natante e anche la preparazione atletica con skipper professionisti. Ne avranno bisogno, perché sarà un viaggio tutt'altro che riposante. Ma l'aiuto di papà si ferma qui.

«Per noi è una sfida, per raccontare all'esterno che il mare ti consente di condurre una vita più libera e più vera - dice ancora Lapo - di uscire dagli schemi e dagli schermi. Per questo sarà un viaggio volutamente spartano, la barca ha tre cuccette ma è priva di bagni e di cucina». Ci saranno, invece, i social. La pagina Facebook e quella Instagram. «Sarà un viaggio interattivo» spiega Benjamin, «è un po' il viaggio di tutti quelli che vogliono seguirci. Mostreremo su Facebook e Instagram cos'è la vita da barca, come si affrontano le difficoltà, faremo piccole lezioni e per tre ore al giorno raccoglieremo dati sui "floating litter", i rifiuti galleggianti. Grazie al circolo Legambiente Pisco Montano, che ci sta facendo un corso di formazione, useremo un metodo standardizzato per fornire dati da elaborare a livello europeo». Il viaggio costerà dei soldi, «per questo partirà a breve un crowdfunding, poi cerchiamo qualche sponsor interessato a sostenerci» dice Simone. L'importante è fare qualcosa per il mondo e nel mondo. Fare esperienza. «Vogliamo metterci in contatto con tutti i circoli dei porti in cui saremo per conoscere più persone possibile» aggiungono Benjamin e Simone.

Quanto al futuro, non è chiaro se il mare resterà l'orizzonte di questi tre giovani navigatori. «Non abbiamo programmato nulla. Il progetto potrà forse diventare qualcosa di più grande, potranno cambiare le destinazioni, per questo lo abbiamo chiamato Cambiavento. Il vento è il nostro motore, per ora». Terracina non è una città facile, anche se c'è il mare. «Tantissime persone qui non sanno cosa è il mare - dice Benjamin - la vela è uno sport di nicchia e al circolo velico il 95% dei corsisti viene da fuori. C'è sempre molto da combattere con autorizzazioni e concessioni e anche un bel progetto come l'Anxur Sailing Cup, nato per insegnare gratuitamente la vela ai bambini delle scuole medie, non è decollato. Ed è questo forse il problema centrale. Un mare che, pesca e folklore a parte, appare lontano e sconosciuto anche in una città che si definisce "marinara". Serve, davvero, un Cambiavento.