Dal 2018 al 2020 almeno venti scuole del capoluogo in edifici comunali sono state chiuse con ordinanza del sindaco Damiano Coletta per allagamenti, problemi con impianti termici, criticità strutturali e pericolosità di guaine di copertura o tettoie. Come se non già non bastassero quarantene, zone rosse, assenze in cattedra e una organizzazione di precario equilibrio tenuta in piedi dai dirigenti scolastici, nelle scuole affiorano ciclicamente vecchi problemi legati a strutture datate o provvisorie che dovrebbero essere presidi di tutela degli studenti al centro di programmi di investimento e sviluppo delle amministrazioni e ne sono invece la cartina tornasole dell'inefficienza e dell'incapacità di programmare interventi risolutivi.
I casi più recenti, oggetto anche di una commissione scuola, sono stati la chiusura della scuola materna e primaria di via Bachelet e della materna di via Aniene per quella che Lbc ha definito una "bomba d'acqua" e l'opposizione una normale precipitazione meteorica che non dovrebbe certo causare allagamenti in un edificio pubblico. Questi problemi si ripresentano ogni anno ciclicamente, come accadeva anche durante il governo cittadino di centrodestra, e costellano la storia della città, sia perché nonostante i fondi spesi ci vorrebbero milioni di euro per metterle a posto tutte, sia perché su edifici datati tanti sono i settori interconnessi, ambiente, lavoratori pubblici e politiche scolastiche che devono lavorare in sinergia e che spesso segnano il passo oberati di altre incombenze.
Negli anni si sono susseguiti studi, mappature, indagini (nel 2014 ci fu quello disposto dall'assessore Di Rubbo, nel 2015 lo studio per urgenze legate ai colori sotto l'assessore Buttarelli) ma nulla che abbia portato a risultati concreti sul fronte della programmazione delle spese e spesso il servizio Manutenzioni dell'ente è stato in difficoltà. Si tratta di un settore nevralgico del Comune, se non fosse altro per la delicata utenza, quella nella fascia 3-14 anni, a cui far fronte con edifici sicuri e ben tenuti. La realtà è tutt'altra e le somme spese in bilancio troppe esigue per assicurare edifici sicuri e l'ufficio non riesce a far fronte con immediatezza alle decine di richieste di interventi di manutenzione che provengono dagli istituti scolastici. Nel 2019 ci fu un'accorata relazione dell'ufficio manutenzioni all'indirizzo della dirigente Micol Ayuso, dell'assessore Ranieri, del sindaco e del direttore generale in merito allo stato critico in cui versava il settore in relazione agli edifici scolastici e agli edifici pubblici comunali «in condizioni tali – diceva la nota - da non poter assicurare la loro apertura e il loro mantenimento in esercizio a causa delle gravi carenze sia sotto il fronte delle certificazioni di agibilità necessarie per legge, sia per le mancanze dal punto di vista igienico sanitario e della sicurezza».
E guarda caso il 2019 è un anno nero sotto il fronte delle chiusure delle scuole per carenze relative alla sicurezza, dopo che nel 2018 una scuola, la materna di Pantanaccio, ha chiuso per infiltrazioni d'acqua e problemi strutturali per otto mesi. Nel 2019 hanno chiuso per ordinanze la primaria Goldoni, la Primaria della Chiesuola, la media Prampolini, la materna di Borgo Carso e la materna di Borgo Montello e la scuola Don Milani.
E' andata meglio nel 2020, complice anche il lungo periodo di stop delle scuole legato al lockdown, ma con la ripresa delle attività scolastiche e i fenomeni di maltempo, sono riaffiorati vecchi problemi, alcuni risalenti a venti anni fa come nel caso del serbatoio di gasolio interrato nella scuola del Gionchetto. Se amministrare significa avere il coraggio di prendere anche decisioni impopolari ma necessarie, come chiudere le scuole, ci si chiede perché al momento di spendere risorse e prevedere investimenti si scelgano altre priorità (strade, verde) lasciando questo delicato settore sempre sguarnito o non adeguatamente attenzionato. «Lo stato fragile di questi edifici si riverbera sul rischio di perdita del diritto allo studio, si devono invece dare risposte con efficacia ed efficienza» – a dirlo è stato l'assessore Gianmarco Proietti in commissione, non nascondendosi come pure l'assessore Ranieri, di fronte al problema. «Se fosse una casa privata saremmo sul piede di guerra e a maggior ragione dobbiamo esserlo nella casa di tutti. Si farà una riunione per stilare le priorità. In bilancio dobbiamo stanziare più fondi e fare un accordo quadro con possibilità di inserire somme in modo continuativo». Ma sul piede di guerra finora non si è visto nessuno, solo le famiglie. Stanche e amareggiate nel dover vivere la scuola in queste modalità.