Gli studenti non avrebbero mai potuto prima essere accolti in classe e poi chiamati per eseguire il tampone, men che meno in assenza dei genitori. E questo perché si sarebbero determinate situazioni incompatibili con la tutela dell'attività scolastica, della privacy e del rispetto psicologico dei minori.
A dirlo, rispondendo al Comune sul caos screening nelle scuole a Terracina, sono le dirigenti scolastiche dei tre istituti comprensivi, Giuseppina Di Cretico del Don Milani, Barbara Marini del Montessori e Maria Laura Cecere del Fiorini, coinvolti nei disagi registrati mercoledì scorso all'ingresso. Dopo la nota del Comune che ha escluso di aver avuto un ruolo nell'organizzazione, le dirigenti tengono a dire che l'iniziativa è stata "voluta esclusivamente dal Comune" ed esprimono "profondo disappunto" sull'uscita dell'ente.
Incontri mancati e soluzioni impossibili
Le dirigenti scolastiche sostengono di aver immaginato subito "che si potessero verificare inconvenienti". "Abbiamo ripetutamente chiesto un incontro alle Autorità locali competenti", che però non ci sarebbero stati. Impraticabile, comunque, l'opzione immaginata dal Comune di far entrare i ragazzi in classe, lasciar andare via i genitori e poi fare i tamponi. "La scelta delle scuole di far accompagnare i bambini dai loro genitori/tutori era ed è stata inevitabile, in quanto determinata dal rigoroso rispetto del diritto all'integrità psicofisica e dal diritto alla salute dei minori" spiegano. "Il test infatti rappresenta forzatamente un atto pur minimamente invasivo" e "necessita della presenza dei genitori stessi, unici legittimati a poter assistere i figli, così garantendo loro la serenità ed il benessere psicofisico".
Anche perché, continuano, in caso di tampone positivo, "la scuola avrebbe dovuto isolare quest'ultimo dai compagni, convocare con massima urgenza i genitori per farlo venire a prendere; da ultimo, porre in quarantena una intera classe, appena faticosamente rientrata a scuola dopo un già lunghissimo periodo di assenza".
Mancato confronto
Le dirigenti, nel ringraziare la Croce Rossa, il personale sanitario e le forze dell'ordine, si chiedono poi perché "il calendario orario dei test non è stato concordato con le scriventi" e "perché lo screening non è stato organizzato prima della ripresa delle attività didattiche, come fatto dai comuni limitrofi?". Tutto era risolvibile, concludono "a mezzo di una semplice riunione di coordinamento tra la competente autorità amministrativa e le sottoscritte". Coordinamento che, evidentemente, è mancato.