Molte delle piccole e grandi storie drammatiche di sfruttamento e irregolarità del lavoro in agricoltura sono contenute nel dossier redatto dalla Prefettura e presentato ieri mattina con i numeri dell'emersione. Cifre che confermano l'esistenza di un problema grave afferente (anche) il caporalato, ma che indicano una via d'uscita, quella appunto della regolarizzazione delle posizioni di migliaia di braccianti, in larga parte di origine indiana ma non solo. Complessivamente sono state 3.602 (su duecentomila in tutta Italia) le domande di emersione presentate, di cui 1898 di lavoratori subordinati e 1704 dai cosiddetti domestici; le istanze finora definite sono state 1389 all'interno di un percorso articolato che prevede, come è noto, la convocazione del datore di lavoro e del dipendente per il quale è proposta l'emersione, di fatto la via d'uscita dallo sfruttamento. Le cifre attestano un dato già noto: la provincia di Latina è tra quelle col maggior numero di richieste, tra le prime dieci in Italia e una quota rilevante è assorbita dall'agricoltura, seconda voce del pil provinciale. Nonostante tutto quest'area è una delle mete più importanti per gli immigrati, oggi arrivati a rappresentare il 9% del totale dei residenti. Sono infatti circa 52mila gli stranieri presenti in tutta la provincia e la comunità più numerosa resta quella dei rumeni, seguita da indiani e (molto distaccati) albanesi.

Strade
«Sappiamo che è una battaglia lunga e complessa - ha detto il Prefetto Maurizio Falco - ma i numeri ci dicono che siamo sulla buona strada. Noi crediamo che accanto alla giusta attenzione verso i fenomeni di sfruttamento che esistono in alcune aziende, dobbiamo premiare chi, e sono molte realtà anche lì, entra in un percorso di legalità. Cioè: potenziare e incentivare la Rete del lavoro agricolo di qualità, farlo on modo costante e crescente».
Il nodo-caporalato nella pianura pontina rappresenta uno dei punti deboli dell'economia da più di dieci anni e i progetti di potenziamento della legalità sono stati avviati quando è stato chiaro che il solo contrasto non sarebbe stato sufficiente. In tale ambito si inserisce il protocollo firmato nel 2019 dalla Regione con i sindacati e le organizzazioni datoriali che ha previsto incentivi alla regolarizzazione dei braccianti.

Non più «fantasmi»
«I contratti di emersione sono una forma pratica di contrasto al caporalato - ha detto a commento del dossier il responsabile del Settore cittadinanza della Prefettura, Domenico Talani - perché danno voce a chi era condizione di fragilità e consente di riportare queste persone nella legalità. Inoltre da quel momento in poi diventa possibile monitorare questi lavoratori e inserirli oltre modo, non saranno più dei fantasmi. Per esempio adesso sarà possibile avviare anche per loro la campagna vaccinale e in futuro con un progetto ad hoc (il piano Sprint frutto di una partnership tra Prefettura, Comune di Latina, Anci Lazio e Cpa) inserire presso lo sportello immigrazione anche figure di mediazione linguistica e culturale che possano consentire di spiegare a chi arriva quali sono i diritti connessi alla loro posizione di soggiornanti».

Lungo il tragitto di risanamento delle sacche di irregolarità ci sono ostacoli. Un processo tuttora in corso per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, dove la Prefettura risulta, nei fatti, «beffata» da domande che avevano tutti i dati in regola, dimostra quanto ci sia ancora da fare anche sul fronte del controllo sin dal primo momento in cui arrivano le istanze. «Stiamo parlando di un passato remoto - dice Talani - e di un'altra regolamentazione. Tuttavia siamo consapevoli di dover verificare ogni cosa più volte perchè i rischi esistono. Posso dire che anche in questa ondata di domande di emersione ci siamo accorti di talune anomalie prontamente segnalate alle autorità inquirenti. E' un lavoro di controllo costante per il quale abbiamo rafforzato gli organici. Sappiamo che può sussistere un rischio. Quando arrivano da noi il datore di lavoro e il lavoratore per firmare il contratto vengono illustrate loro tutte le regole e gli impegni. Certo, può accadere che quel lavoratore poco dopo venga licenziato. Però ciò che conta davvero è avviare un percorso di legalità condiviso dove sia l'azienda che il lavoratore trovano convenienza a stare nella legalità dentro un sistema trasparente. Noi e gli altri organismi che collaborano nei progetti crediamo molto in questa parte del percorso di emersione».

Sotto il profilo della trasformazione di quote di illegalità in rapporti di lavoro «normali» sono stati fatti molti passi in avanti negli ultimi tempi. Una delle prove più importanti in tal senso è arrivata di recente dall'Inps, che al processo Commodo sullo sfruttamento nella coop AgriAmici, ha chiesto un risarcimento record del danno subito: 13 milioni di euro.