Dopo aver accolto, quasi con consenso unanime, la notizia che Anas provvederà a realizzare, a partire dal prossimo settembre, due nuove rotatorie sulla SS 156 dei Monti Lepini, si ragiona ora sulle conseguenze che le stesse due rotonde comporteranno dal punto di vista viario.
Se la prima, quella in località Porrera, raccoglie solo plausi perché metterà in sicurezza un'intersezione a raso che ad oggi risulta assai pericolosa, la seconda di connessione tra il tratto vecchio della Monti Lepini, quello nuovo e la Frosinone-Mare, ha pro e contro. A farlo notare è l'architetto Eros Ciotti: «Da un po' di giorni si parla molto dei due nuovi svincoli sulla 156, che una volta realizzati risolveranno problemi di fluidità e sicurezza in due punti di quella ingarbugliata viabilità, figlia di realizzazioni postume, talmente lontane dalla loro progettazione da averne persa la memoria intenzionale. In ogni caso svincoli sicuramente necessari, seppure legati a criticità pensate e create a suo tempo da chi oggi dovrà porvi rimedio. Quello che mi fa paura però, a meno di mie distrazioni, è che non ho sentito nessuno, né tra gli operatori né tra i politici, che abbia accennato alla questione archeologica, che interessa tutta la valle. Magari una di quelle rituali frasi che si pronunciano tanto per accontentare chi si batte per una causa, cioè le solite frasi di rito, per lo più vuote, ma che spesso sono necessarie».
Ciotti spiega meglio il concetto: «Il vecchio tratto di 156 che verrà rivitalizzato, cammina a due metri da un tracciamento archeologico complesso del quale ne è spia l'area già portata alla luce e già segnata da imprudente viabilità del passato. Sembra impossibile di come non ci si renda conto di quanto sia importante e vitale valorizzare e recuperare interamente il sito archeologico di Privernum, sia per ciò che culturalmente rappresenta e sia per la rigenerazione turistica di un territorio ormai abbandonato a se stesso e che vede l'area archeologica di Privernum sofferente per mancanza di risorse. Spero quindi che nella progettazione sia compreso uno scavo-sondaggio archeologico che vada oltre i previsti rilevati e plinti di fondazione (di cui non si è parlato nella conferenza), prima che questi diventino senza possibilità di recupero. Insomma, uno scavo-sondaggio propedeutico alla progettazione, perché si trova sempre una soluzione che concili le esigenze funzionali della viabilità con quelle culturale di salvaguardare tracce storiche complesse, ad esempio si potrebbero realizzare opere in sopraelevata riducendo o addirittura annullando possibili cancellature delle tracce, che resterebbero visibili».