Oggi il Consiglio di Stato affronta il ricorso per ottemperanza proposto dal Consorzio Sis contro Autostrade del Lazio, che anziché dare corso all'ordinanza con cui lo stesso Consiglio di Stato, dopo avere in parte annullato gli atti della procedura ristretta per l'affidamento in concessione delle attività di progettazione, realizzazione e gestione del Corridoio Intermodale Roma-Latina e collegamento Cisterna Valmontone, ordinava di invitare nuovamente i due concorrenti (Sis e Salini Impregilo) a riformulare le rispettive offerte alla luce dei correttivi apportati al sistema di calcolo dei punteggi da attribuire alle offerte economiche, ha di punto in bianco avviato il procedimento di revoca della procedura di gara e accolto gli indirizzi del Ministero delle infrastrutture e trasporti per la revisione dell'opera autostradale Roma-Latina.

Nel giudizio si è costituita ad adiuvandum anche Ance Latina, l'associazione dei costruttori edili, allo scopo di tutelare le imprese associate e per cercare di scongiurare le notevoli perdite economiche e occupazionali che deriverebbero dalla mancata esecuzione dell'opera.

Presidente Palluzzi, chi è che non vuole la Roma-Latina e nemmeno la Cisterna-Valmontone?
«Più la studio e più la osservo, questa storia mi piace sempre meno. Ho l'impressione che si stia cercando di mascherare con una serie di tecnicismi una soluzione scellerata il cui senso è soltanto di natura squisitamente politica. Mi pare che la politica in questa regione non abbia il coraggio di dire che non vuole sostenere, dunque non vuole che si faccia, quest'opera pubblica importantissima per le comunità del basso Lazio e risolutiva per le sorti dello sviluppo economico e infrastrutturale dell'intera provincia di Latina».

La sua associazione, ovviamente, è costantemente a caccia di opportunità di lavoro per dare respiro alle imprese associate, e forse non coglie qualche controindicazione sul progetto e sull'opera.
«Le controindicazioni, se ci sono, quando ci sono, si affrontano, si discutono e si superano. Il nostro interesse sulle sorti di questa vicenda è legittimo, direi solare, ed è per questo che Ance ha deciso di costituirsi accanto alla ricorrente Sis. L'autostrada Roma-Latina è un'opera che serve a una comunità intera e che al contempo costituisce per il settore edile e delle costruzioni una opportunità enorme, direi irripetibile. Difendere questo progetto è un nostro preciso dovere, e se dovessimo perderlo, sarà nostro dovere costituirci e promuovere una class action per rivendicare il risarcimento per i danni che avremo subito a causa della mancata realizzazione dell'opera».

Per la verità sembra che Autostrade del Lazio voglia correggere il precedente tracciato previsto per l'autostrada piuttosto che abbandonare del tutto l'idea dell'opera. E poi si dice che il nuovo tracciato ipotizzato consentirà un risparmio di risorse notevole rispetto alla soluzione precedente.
«Senta, non si è mai visto che una infrastruttura pubblica di questa portata debba restare bloccata e rischiare la mancata realizzazione per un risparmio di 650 milioni di euro su un progetto di partenariato pubblico privato del valore di 2,7 miliardi di euro, e le spiego perché siamo di fronte ad un pretesto. Intanto nel nuovo tracciato mancano tutte le opere accessorie, come le complanari e le bretelle di collegamento e di alleggerimento del traffico intorno alle città, basti pensare che spariscono la strada di collegamento tra Borgo Piave e Foce Verde e la tangenziale che da Borgo Piave porta fino alla Migliara 53 bypassando il centro abitato di Latina. Ma soprattutto va sottolineato che il capitolato dell'opera prevede che l'importo dei lavori possa essere ridotto in corso d'opera fino al 20%, il che significa, su un valore di 2,7 miliardi, che circa 600 milioni di euro possono essere risparmiati pur mantenendo inalterato il precedente tracciato comprese le opere accessorie».

Si può modificare il tracciato di un progetto autostradale mantenendo il finanziamento già concesso dallo Stato?
«Così tocchiamo un altro tasto dolente di questa vicenda: il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) a suo tempo ha finanziato l'opera con 468 milioni di euro, e per spostare anche di un metro il tracciato finanziato, è necessario tornare al Cipe e chiedere se è ancora disposto a concedere il finanziamento. Si tenga presente che lo scorso 25 giugno, il Cipe, presieduto da Giuseppe Conte, ha approvato due delibere che prorogano i termini per gli espropri relativi alla Roma-Latina fino al 2022 e che dunque sembrano confermare la realizzazione dell'opera nella sua originaria interezza».

Sembra quasi un tiro alla fune.
«Purtroppo non è così, questo non è un gioco. L'unica infrastruttura che viene bloccata in Italia è questa. La Regione vede sempre problemi nei progetti di finanza, mentre oggi è l'unico sistema che possa consentire di fare grandi opere. E siccome nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, Pnrr, il progetto della Roma-Latina non è contemplato, ci dicano come altro si potrebbe fare a sostenere i costi di quest'opera. E quello dei pericoli di inserimento di società legate alla criminalità organizzata nei grandi appalti potrebbe essere un falso problema, intanto perché le due maggiori imprese di costruzioni italiane non hanno a che fare con la mafia, e poi perché il sistema dei subappalti potrebbe essere affidato alla sorveglianza costante delle prefetture. Insomma, un intervento del genere potrebbe rappresentare il banco di prova per la tenuta della legalità negli appalti».

Presidente Palluzzi, in termini di occupazione e di sviluppo cosa potrebbe significare per il territorio pontino il via ai lavori della Roma-Latina?
«Se si desse il via ai cantieri, nel giro di una decina di anni, quanti ce ne vorrebbero per realizzare l'opera, avremmo 40.000 posti di lavoro. Il che starebbe a significare il decollo dell'economia del settore delle costruzioni nella provincia di Latina. Se consideriamo che la forza di una Cassa Edile si misura in termini di massa-salario, ovvero il totale delle retribuzioni degli occupati nell'edilizia, attualmente con i 6.000 operai alle dipendenze di circa 1.600 imprese iscritte, la massa-salari di cui parliamo si aggira tra i 55 e i 60 milioni di euro l'anno. Se partissero i lavori dell'autostrada Roma-Latina quel valore diventerebbe il doppio e passeremmo a circa 120 milioni di euro l'anno di massa-salari. Sarebbe un'altra economia a girare sui nostri territori. E quella di Latina diventerebbe la terza Cassa Edile italiana, dopo quelle di Milano e Roma, mentre se parte il Pnrr e noi stiamo fermi, diventeremo fanalino di coda anche su quel fronte».

Se di fronte a una prospettiva del genere l'unica a cercare di farsi sentore è l'Ance, vuol dire che sui nostri territori siamo di fronte ad un grave difetto di rappresentanza, non trova?
«Questo lo sostiene lei. Noi speriamo che laddove non dovesse esserci una volontà espressa della politica, ci venga in soccorso la giustizia. E oggi potrebbe essere il giorno giusto».