«L'Europa non può ignorare il fenomeno migratorio senza intervenire, altrimenti ne resterà travolta». Tra i tanti concetti espressi davanti ai giovani del seminario dal Presidente Mattarella, quello sulla politica migratoria dell'Unione Europea è stato probabilmente il più importante. Applausi dai ragazzi che lo stanno intervistando e anche dalle autorità in sala. E' il nodo dei nodi. Le frasi di Mattarella non lasciano spazio all'interpretazione.
«Se ne parla molto, c'è anche un'Agenzia ma non è ancora divenuto materia di politica comunitaria. Ed è singolare. E' singolare che ciò che si è fatto col Covid non lo si sia ancora fatto per le politiche migratorie. Ci sono carenze, omissioni e tutto questo non è all'altezza delle aspirazioni, del ruolo e della responsabilità dell'Unione. Qui siamo a Ventotene dove tanti sono venuti perché non potevano dire le cose che pensavano». Per questo lui dice chiaramente: «Molti Paesi sono frenati da preoccupazioni elettorali contingenti, ma così si finisce per affidare il fenomeno agli scafisti e ai trafficanti di esseri umani. E' come se si abdicasse alla responsabilità di spiegare alle pubbliche opinioni cosa sta accadendo. Ma non è ignorando quel fenomeno che lo si rimuove o lo si cancella. Ed è un fenomeno epocale, non è ignorandolo che lo si può contrastare, va governato con senso di responsabilità e bisogna spiegare alle pubbliche opionioni cosa va fatto. Tra 25-30 anni tra Ue e Africa sarà una tale differenza di crescita che se ci sarà una crescita scomposta avremo un'invasione di tutta l'Europa. All'Unione conviene occuparsi di questo problema, che altrimenti tra qualche anno sarà ingovernabile. Ma c'è anche un aspetto etico; sono sorpreso dalle posizioni di alcuni politici nell'Ue quando sento loro chiedere rispetto dei diritti umani a paesi lontani ma sono distratti di fronte alle sofferenze dei migranti, che lo sono per fame e persecuzioni; trovo sconcertante che in questi giorni ci sia grande solidarietà nei confronti degli afghani ma restano lì, perché se venissero qui non avrebbero solidarietà. Questo non è all'altezza del ruolo storico dell'Europa, in questa materia l'Unione deve avere voce unica e sviluppare dialogo, collaborare col mondo e particolarmente con l'Africa per governare insieme il fenomeno». Per quasi un'ora il Presidente Mattarella dialoga con studenti dei licei e delle università provenienti da tutta Italia, Milano, Padova, Latina, Torino, Ferentino, Benevento e segue passo passo il filo che li ha portati qui, che lo ha portato qui. Inizia col ricordare i diritti, la libertà, quel che non c'era quando, ottanta anni fa esatti, il Manifesto di Ventotene fu scritto qui da esiliati politici, sgraditi al regime fascista.
«Volevano impedire loro che pensassero - dice - e il messaggio di quelle persone confinate qui è straordinariamente attuale. Vigilare in difesa della democrazia contro le derive che mettono in pericolo la libertà sono intenzioni senza scadenza, senza tempo, allora espresse con grande fiducia nella libertà con posizioni di assoluta avanguardia. Sono lezioni senza scadenza temporale che parlano anche a noi in questo periodo in cui siamo investiti da sfide globali e realtà di distruzione. La difesa della democrazia in quel contesto così difficile è una lezione estremamente attuale. Ci accompagnò allora e ci accompagna adesso nel percorrere strade di integrazione come presidio dei diritti e della libertà». Con queste parole pronunciate in una sala attentissima il ricordo del valore e del ruolo di Altiero Sinelli e di tutti i detenuti del fascismo diventa palpabile, contemporaneo, a portata di tutti. E ancora necessario. In un'altra risposta agli studenti il Presidente ricorda la rilevanza del «valore di ogni singola persona, l'uomo non può essere strumento di vita altrui ma il centro della vita». E anche qui il riferimento è a uno dei passaggi del Manifesto. «Da questo principio derivano tutti gli altri. Sedici anni dopo la stesura del Manifesto - dice Mattarella - furono avviati passi concreti per l'Ue all'esito di un incontro costruttivo fra tre anime, quella democratico-cristiana, quella socialista e quella liberale, raccolti intorno al valore della persona e all'affermazione dei principi di democrazia». Uno studente chiede come il Presidente si aspetta sia l'Europa nel 2050. «Mi auguro - risponde - che sia un'Europa dell'integrazione, dei diritti e della libertà, nel solco di ciò che fu scritto cui e che ora appare quasi profetico e attualissimo».
Sull'importanza dell'Italia in Europa Mattarella ribadisce che sì, «l'Italia è molto importante per la sua Storia, per la sua posizione geopolitica, per la sua cultura, per i principi che esprime e altrettanto l'Europa è importante per noi. Ma tutti sono importanti in Europa, lo vediamo per chi ne è voluto uscire e per chi preme per entrare».
Prima di lasciare la sala polivalente il Capo dello Stato si ferma a salutare e ringraziare il Presidente della Provincia, Carlo Medici e attraverso lui tutti i cittadini: «Complimenti per questa isola splendida e grazie dell'accoglienza, resterei ancora volentieri». Sul muro di cinta ci sono ancora tanti turisti, residenti, bambini e una pacata, allegra folla rincuorata. L'Europa esiste davvero e un uomo forte ce lo ha ricordato.