A Formia esiste dal 2015, e si chiama via delle Stelle. A Frosinone c'è una più sobria via della Casa comunale mentre a Latina si chiama via della Solidarietà. Sono le vie fittizie, indirizzi ai quali non corrispondono domicili reali, istituiti dai Comuni per consentire a una persona senza fissa dimora di avere una residenza nella città in cui vive. Strade invisibili che tutelano i diritti. Sembra qualcosa di lontano, e invece la competenza è dei Comuni. Ogni Anagrafe, per legge, dovrebbe registrare la persona senza fissa dimora nel registro della popolazione residente e consegnare una via Fittizia. A Terracina questa via non c'è, manca anche in altri Comuni della provincia e invece si tratta di un servizio importantissimo. Solo per fare un esempio su un problema attuale, nel corso del lockdown duro del covid, difficile, se non impossibile a volte è stato aiutare persone che non hanno fissa dimora, ci dicono dalla Caritas. Casi estremi? Non proprio. Succede anche di non poter fare arrivare la posta per l'inerzia dei proprietari di casa, o di non poter richiedere un'assistenza, perfino recuperare la tessera sanitaria può diventare un'odissea. I casi a Terracina sono più di quanti se ne immagini e non riguardano soltanto i senza fissa dimora. Che, pure, ne hanno bisogno per riprendere in mano la propria esistenza, ovvero riappropriarsi dei propri diritti civili, sociali, alla salute e alla cura di sé.
La "Fiopsd", Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, ha istituito sul suo sito una toponomastica delle vie fittizie. Ma non solo. Mette a disposizione anche un vademecum ad uso delle Anagrafi dei Comuni per avviare l'iter inserendo anche le città medio grandi che ne hanno istituita una. C'è pure una bozza di delibera di giunta, pronta per le amministrazioni comunali che vogliono istituirne una.
A Terracina ci si sta pensando da un po', sulla spinta di associazioni di volontariato come la Caritas, che si trova ogni giorno di fronte a problemi di questo tipo. Ma ancora non si arriva a una meta. Ecco, sarebbe prima di tutto l'adempimento di un dovere di legge, poi anche la scelta fatta per diventare una città più accogliente. Quanto, e soprattutto, cosa serve per creare una "via della Speranza", come suggerisce qualcuno, o, più burocraticamente, una "via del Municipio" in cui far risultare residente chi non può o non riesce, temporaneamente, ad avere una dimora e per questo rischia di perdere tutti gli altri diritti conseguenti? L'unico ostacolo che si riesce a immaginare è quello burocratico. Ma la burocrazia si supera con la volontà.