Il dibattito sui progetti privati collegati al bando Pinqua per la zona Toscanini continua a "scaldare" gli animi del mondo politico. Alla dura critica di 16 comitati di quartieri, che hanno chiesto di escludere le proposte per l'ex Freddindustria e lo stadio dal piano complessivo, è arrivata la risposta del sindaco Antonio Terra che ha parlato di "ricostruzioni fantasiose" rispetto ai numeri dei progetti per la demolizione e realizzazione delle palazzine nelle due aree. Una risposta piccata al coordinamento dei quartieri e dell'opposizione che ha fatto infuriare il capogruppo di Fratelli d'Italia Vincenzo La Pegna, che evidenzia invece la poca trasparenza adottata dall'amministrazione civica. «Il sindaco - attacca - parla di ricostruzioni fantasiose, vogliamo però ricordargli come nei mesi scorsi sono dovuto intervenire personalmente, insieme al consigliere Roberto Boi e all'ex consigliere Vincenzo Chiocca per informare la Procura rispetto al problema dell'ex Freddindustria. Tutto ciò senza tralasciare le critiche che avanzammo nella precedente consiliatura al piano integrato per riqualificare l'area. Immagino dunque che il sindaco risponda all'opposizione e ai comitati, ma se le nostre sono ‘ricostruzioni fantasiose' allora il primo cittadino è un prestigiatore delle parole». Il capogruppo di FdI contesta l'inserimento, insieme agli interventi di 15 milioni di euro in opere pubbliche, del piano integrato per la Freddindustria che prevede l'abbattimento dei capannoni e la costruzioni di torri e palazzine per 210 mila metri cubi con cambio di destinazione d'uso dell'area (da servizi industriali a residenziale). Una vecchia idea della proprietà, prima con il Piano casa e poi con un piano integrato che da principio - almeno a cavallo tra il 2012 e il 2014 - venne contestata dalla giunta Terra. «La società Aprilia 2012 srl, ha acquistato su un terreno F2, quindi a servizi, che è parte integrante del Prg del 1973 e quindi su questa area deve costruire tutti quei servizi previsti per la collettività, rispettando gli standard urbanistici previsti in quell'area. Fin da subito la proprietà ha pensato di fare altro, cercando di trasformare un'area a prevalente carattere residenziale, proponendo ristrutturazioni urbanistiche a nostro modo di vedere assurde, tipo quella dei 270 mila mc con il Piano Casa prima, bocciata con un diniego ben motivato anche dal Tar, e poi con un piano di 220 mila metri cubi. Proposte che sottraggono ai cittadini servizi e standard che già sono carenti nella zona, che riflettendo sarebbero ancora meno perché avremmo più abitanti equivalenti e sempre meno servizi che saremmo costretti a delocalizzare, creando sempre più disagio a quella parte di collettività. E un altro elemento quantomeno discutibile è lo spostamento dello stadio Quinto Ricci, necessario per fare spazio alla cubatura richiesta da un'altra società nell'area A standard delle zona 167. In pratica la zona dove si dovevano realizzare un palasport di 800 posti, con aree attrezzate, campi di calcio, calcetto e tennis da dare in gestione ai privati a prezzi calmierati, ora verrà sottratta in base a non si sa quale presunto nuovo interesse? Il primo cittadino ritiene che togliere servizi alla collettività sia una corretta priorità? Inoltre meriterebbe un approfondimento il motivo per il quale non è stato dato seguito alla realizzazione del palazzetto». E proprio su questa scelta La Pegna sottolinea come la maggioranza civica vada in contraddizione con quanto auspicato in passato dal sindaco D'Alessio. «L'ex consigliere Chiocca, interpellato da me sulla questione, ricorda che l'allora sindaco D'Alessio, aveva fortemente caldeggiato - afferma - la realizzazione di questa struttura polivalente in zona 167, all'epoca di proprietà di Luciano Raggi, che avrebbe dato lustro al quartiere. Lo aveva fatto invitando tutte le forze politiche a fare una scelta univoca e così avvenne, cosa penserebbe oggi il compianto sindaco sulla scelta del suo successore?».
Per il capogruppo di Fratelli d'Italia il piano sull'ex Freddindustria così come concepito non può essere accolto, se non tramite una drastica riduzione dei metri cubi edificabili. «Sono discutibili le affermazioni del sindaco, che fa apparire la partecipazione del privato come un'esclusiva risorsa per la collettività. A mio giudizio, qualora lo ritenesse opportuno, l'amministrazione - conclude - potrebbe andare incontro alle proposte del privato e concedere 100-120 mila mc tra residenziale e commerciale, naturalmente equilibrando gli standard urbanistici, ma la proprietà dovrebbe essere grata al Comune perché tutto sarebbe un qualcosa in più. Inoltre, come previsto dalle norme comunali, il privato dal cambiamento di destinazione d'uso dovrà cedere al Comune a titolo di perequazione non come dice il sindaco il 50% delle aree, ma almeno il 50% del controvalore della plusvalenza ottenuta con la ristrutturazione urbanistica, come previsto dal Dpr 380/01. E dunque ci chiediamo, perché Terra ritiene di utilizzare parte dei soldi pubblici per fare opere che già dovrebbero fare i privati?».