I commercianti del Centro Morbella hanno perso in malo modo la partita per la destituzione del presidente Salvatore Centola e del consiglio di amministrazione. Il giudice Marika Marini ha sciolto la riserva e rigettato tutte le domande, ossia la destituzione e il riconoscimento di una violazione statutaria, oltre che le accuse di cattiva gestione delle casse del Consorzio.
E' passata dunque la tesi rappresentata dai legali di Centola, gli avvocati Enrico Cellini, Marco Cozzolino e Maria Silvia Gottaldi. Le società ricorrenti avevano denunciato di essere state illegittimamente estromesse dal diritto di voto attraverso l'espediente di una inesistente morosità ed avevano altresì dichiarato di non aver potuto partecipare alle decisioni più importanti per il funzionamento del consorzio. Il ricorso conteneva una lunga ricostruzione storica dei fatti, a partire dalle sanzioni elevate nel 2017. Sempre secondo i ricorrenti la situazione si era ulteriormente aggravata per la mancata esecuzione dolosa di provvedimenti giudiziari e amministrativi. Uno di questi aveva prodotto la chiusura del centro commerciale il 13 luglio scorso poiché non erano stati eseguiti i lavori di messa in sicurezza intimati dai vigili del fuoco.
Centola e gli altri componenti del cda per il tramite dei loro avvocati hanno eccepito la fondatezza di tutte le azioni assunte nei confronti dei consorziati e la legittimità delle sanzioni. Circa la chiusura di luglio e il ritardo dei lavori di messa in sicurezza Salvatore Centola ha depositato documenti che addebitano il ritardo alla impossibilità di accedere ad una parte del piazzale antistante il centro commerciale. Per quanto riguarda la mancata comunicazione dei problemi che incobevano sulla struttura il Presidente del consorzio ha prodotto gli atti della mancata partecipazione dei commercianti al tavolo di concertazione convocato dal Comune prima dell'ordinanza di chiusura, sede nella quale sarebbe emerso ciò che stava per accadere. Secondo quanto riportato nella sentenza non sono emersi negli atti elementi di prova di cattiva gestione del consorzio e dunque non si può procedere alla destituzione degli organi amministrativi per via giudiziaria. Sulla decisione hanno inciso sia lo statuto, che prevedeva l'esclusione dal voto per i consorziati morosi, sia la litigiosità presente nel consorzio, considerata la base dei dissidi ma non un motivo che può accelerare il cambio del cda da parte del Tribunale.
«E' una sentenza importante per noi - dice l'avvocato Enrico Cellini - poiché ristabilisce la verità sulle scelte del presidente e del cda restituendo loro il valore legittimo che abbiamo sempre sostenuto. E' stato dimostrato nel merito che non c'è stata mala gestio, bensì un'azione di risanamento dei conti e che la chiusura di luglio scorso derivava da ritardi non dovuti a scelte della presidenza. Ora si spera in una stagione di maggiore serenità e collaborazione nel consorzio, nel rispetto delle regole statutarie». L'istanza di rimozione delle cariche era stata presentata ad agosto scorso con udienza a settembre. Ieri il deposito del verdetto.