Tantissime persone si sono ritrovate sabato pomeriggio in piazza Roma per difendere il Ddl Zan, il disegno di legge che prevede l'inasprimento delle pene contro i crimini e le discriminazioni contro omosessuali, transessuali, donne e disabili ‘affossato' nelle scorse settimane dal voto del Senato. Una bocciatura a scrutinio segreto che rimanderà il Ddl in commissione, che ha indignato i componenti del collettivo Marsha, promotori del sit-in di protesta che si è tenuto nel centro di Aprilia.
Un'iniziativa che ha visto l'adesione del Pd, dei Giovani Democratici, di Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista e di associazioni come Centro Donna Lilith, RiGenerazione Apriliana, Reti di Giustizia, Rete degli Studenti Medi di Latina, Arcigay Latina - Seicomesei. «Il nostro collettivo nascente transfemminista, lgbt e antifascista di Aprilia ha lo scopo di creare uno spazio sicuro per tutte le persone che questo spazio lo rivendicano ogni giorno. Da sempre - ha detto Jessica Margiotta, una delle organizzatrici - ci definiscono una minoranza, o propriamente una minoranza per loro invisibile, ma io vi vedo e siete pure tanti; e se proviamo ad alzare la voce, spesso veniamo censurati dai poteri forti, che utilizzano il loro privilegio di essere maschi, bianchi, etero. Ecco, noi i privilegi dei 154 senatori che ci hanno bocciato l'unica legge in cui ci potevamo sentire più sicuri, in questa Italia omofoba, razzista e misogina, non ce l'abbiamo.
Ma non ci arrendiamo, perché siamo più forti dei loro stupidi discorsi divisivi, ma soprattutto perché noi non abbiamo paura. Rivendichiamo i nostri diritti, le nostre parole e prima di tutto la nostra persona». E poi ha continuato spiegando: «No, non sono esagerata come molti mi dicono da anni ormai e si, sono impaurita e per questo merito, meritiamo, una legge che ci tuteli. Meritiamo di essere capite, ascoltate, comprese, da chi ci dà la colpa di provare ad essere delle donne libere».
Ma tanti sono stati gli interventi, anche del Comune di Aprilia, che hanno spiegato la volontà di inserirsi un percorso di mobilitazione nazionale per chiedere una legge di maggior tutela con pene più severe per i crimini e le discriminazioni.